Giappone, il Nobel Rubbia: “Sono sorpreso. Vuol dire che qualcosa non funziona”

Carlo Rubbia

ROMA – ”Ci troviamo di fronte ad una grande sorpresa perché i giapponesi sono stati i migliori tecnologi mondialmente nel campo del nucleare. Hanno costruito un gran numero di centrali in condizioni assolutamente impeccabili. Il fatto che ci troviamo di fronte ad una così grande sorpresa da parte di gente così preparata, ci dice che c’è stato qualche cosa che non ha funzionato. Quindi secondo me oggi dobbiamo fermarci e cercare di riflettere con attenzione”. Lo ha detto Carlo Rubbia, premio Nobel per la fisica in una intervista al Tg3 delle ore 19 sull’emergenza in corso nella centrale nucleare di Fukushima dopo il terremoto, e il maremoto, di venerdì 11 marzo in Giappone.

Siamo, ha osservato poi Rubbia, ”in una situazione che ha una probabilità piccolissima di avvenire; solo che quando avviene produce un disastro che potrebbe essere anche sostanziale e considerevole. E questo insieme è qualche cosa che deve essere compreso da tutta la comunità del nucleare, inclusa anche quella francese e quella del resto del mondo”.

Sul dibattito in corso anche in Italia come nei principali Paesi dell’Unione Europea, il premio Nobel ha sottolineato che ”oggi dovremmo anche considerare che le energie rinnovabili sono anche una alternativa che va utilizzata. “Io credo – ha detto Rubbia – che dovremmo cercare di aprire una strada su più di una possibilità. Certamente non c’è più uranio di quanto c’è carbone e petrolio mentre il solare è qualche cosa che tra l’altro ci appartiene, e che è per sempre. Nella riflessione dovremmo anche tenere conto del fatto se abbiamo messo abbastanza soldi e supporto anche sulle rinnovabili”.

”Dobbiamo essere del tutto riconoscenti a quelle persone che oggi stanno combattendo una battaglia terribile e difficilissima che è quella di sopravvivere di fronte ad una situazione così inaspettata e difficile”. Così Rubbia ha sottolineato il ruolo della task force al lavoro sull’emergenza in corso nella centrale nucleare di Fukushima. ”Non abbiamo ancora una idea molto chiara di quello che sta davanti a noi. In un certo senso dobbiamo renderci conto che si tratta di un rischio considerevole. Nella scala degli incidenti si parla oggi di grado 6 quando Chernobyl era grado 7. Però non sappiamo esattamente quali sono le situazioni e quali sono le condizioni in cui questa gente deve operare”.

Nella centrale di Fukushima, ha osservato Rubbia, ”stiamo parlando di Tree Miles Islands defect, che è una situazione in cui il combustibile, pure essendo spento, continua a produrre calore e questo calore produce un riscaldamento che diventa incontrollabile. Ora noi sappiamo che quello che si misura è la quantità di radiazione che uno riceve e si misura in sieverts. E con 2,5 sieverts c’e una probabilità del 50% di morire. Ora sappiamo che in questi reattori la quantità di radiazione è dell’ordine di 10 miliardi di sieverts, quindi c’è una quantità assolutamente infinita di radiazione contenuta all’interno di questo recipiente. Il problema è quanta di questa radiazione potrà sfuggire al controllo. Quindi c’è un problema di grande incertezza”, ha concluso.

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Maria Elena Perrero