TRIESTE – La British gas ha rinunciato alla realizzazione del rigassificatore di Brindisi dopo 11 anni di attesa per l’autorizzazione. La spagnola Gas Natural Fenosa per il rigassificatore di Trieste è ancora a quota 7 anni. L’autorizzazione non arriva ed il rischio è quello di un’altra fuga. La trattativa è resa difficoltosa dalla Slovenia, che chiede di partecipare alla realizzazione delle infrastrutture per l’ampliamento di Capodistria. Non hanno aiutato nemmeno il ripensamento della Giunta comunale, l’opposizione di Legambiente e Wwf e la dichiarazione di Corrado Clini, ministro dell’Ambiente, che ha bollato il rigassificatore come una questione ancora aperta.
Il progetto spagnolo per Trieste è pronto già dal 2004 ed ora la Regione del Friuli-Venezia Giulia deve decidere se concedere l’autorizzazione unica. Gli ambientalisti però si oppongono per i rischi al bacino Adriatico, già a rischio per la presenza dell’oleodotto transalpino e di rotte commerciali con consistente passaggio di navi merci. Il sindaco di Trieste Roberto Cosolini ha detto: “La documentazione attualmente disponibile non fornisce risposte sufficienti alle potenziali criticità: è chiaro che se il progetto dovesse venire approvato su queste basi, valuteremo il ricorso”.
La costruzione dell’impianto dovrà essere preceduto da una bonifica del sito, attualmente inquinato, per un costo tra i 30 ed i 40 milioni di euro a carico della società spagnola. Inoltre a Zaule, nella zona portuale, sarà costruita una struttura on shore per un valore di 500 milioni di euro ed è dal 2002 che la società Gas Natural Fenosa ha iniziato a investire in Italia.
Il progetto prevede una capacità di stoccaggio, due serbatoi criogenici da 140mila metri cubi, ed una capacità di emissione di 1 milione di metri cubi/ora, che potrà così rigassificare 8 miliardi di mc l’anno. La capacità di attracco di navi metaniere sarà fino a 140mila metri cubi e nella fase di costruzione, che dovrebbero durare 40 mesi, a livello regionale si creeranno 4.515 nuovi posti di lavoro, dei quali 2.400 nelle costruzioni, 1.300 nel manifatturiero, oltre 700 nei servizi.A regime, il rigassificatore occuperà circa 70 addetti, con un indotto di circa 320 posti di lavoro. Insomma, un vantaggio di non poco conto in tempo di crisi che potrebbe far propendere la regione per il sì all’autorizzazione.