ROMA – Sorgenia, la società dell’energia luce degli occhi e creatura di Rodolfo De Benedetti, figlio di Carlo De Benedetti, indebitata con il sistema bancario per qualcosa fra 1,7 e 1,8 miliardi di euro, comincia a creare problemi alla controllante Cir, la holding fondata quasi 40 anni fa e che controlla anche il Gruppo Espresso e Repubblica.
Chi segue le vicende di Sorgenia con puntualità è il Giornale, al fratello del cui proprietario, rispettivamente Silvio Berlusconi e Paolo Berlusconi, non solo non è andato giù il boccone dei 450 milioni di euro scuciti come indennizzo per la vecchia vicenda Mondadori, ma ancor più perché quei soldi, che netto tasse sono diventati poco più di 300, sono stati inghiottiti dalla copertura delle perdite emerse per effetto Sorgenia nei primi nove mesi del 2013.
Nella sua edizione di sabato 28 dicembre, il Giornale pubblica un articolo di Massimo Restelli che esordisce così:
“Sale la paura per il cortocircuito di Sorgenia, che rischia di restare schiacciata sotto a 1,75 miliardi di deÂbiti. La controllante Cir (52,9%) ha coÂsì venerdì ceduto il 2% in una Piazza Affari positiva (+1,4% l’indice FtseMib), chiudendo a 1,13 euro, mentre gli analisti rifacevano i conti in tasca al presidio energetico che [Rodolfo] De Benedetti ha creato nel ’99 per diversificare gli investimenti di Cir-Cofide.
La situazione è da tempo complesÂsa, ma a spaventare gli investitori è stata la decisione presa lunedì dagli alleati austriaci di Verbund di azzeraÂre il valore della loro partecipazione in bilancio. Verbund, cui fa capo il 45,65% di Sorgenia, ha poi messo in chiaro la propria indisponibilità a partecipare a qualsivoglia aumento di capitale.
“Al momento gli istituti creditori hanno concesso una moratoria di sei mesi sugli interessi, nella speranza di individuare una way out ; ma di certo non aiuterà la consapevolezza che Sorgenia- da quanto scrive Verbund, cioè il suo principale socio industriaÂle – non vale più nulla: gli austriaci, che avevano già abbattuto il valore della partecipazione da 654 a 152 miÂlioni alla fine del 2012, hanno ora amÂmesso una «perdita durevole» sul proprio investimento, fino appunto a considerarlo nullo, sulla scia della recessione che continua a stringere famiglie e imprese italiane, con il conÂseguente prevedibile calo della doÂmanda di energia”.
Riprendendo argomenti già noti nei giorni scorsi, Massimo Restelli ricorda l’errore strategico fondamentale commesso da Rodolfo De Benedetti:
“scommettere su centrali a ciclo comÂbinato, divenute rapidamente margiÂnali rispetto a quelle alimentate da fonti rinnovabili”.
La banca più esposta, ricorda Massimo Restelli, è il Monte PaÂschi (600 milioni), che possiede anÂche l’ 1,2% di Sorgenia, ma lo sono sia le big del sistema (Intesa Sanpaolo, Unicredit e Mediobanca) sia le magÂgiori cooperative italiane (Ubi, BanÂco e Bipiemme), oltre ad alcuni istituÂti minori. A questi il gruppo De BeneÂdetti, che già in passato era stato atÂtento a non assumersi troppi rischi su Sorgenia, domanda ora di ristrutturaÂre il debito, con una possibile converÂsione in capitale. Le banche vorrebÂbero 600 milioni di mezzi freschi”.