Sostanziale è stata la convergenza sulla posizione di Boschi, nell’identificare positivamente l’approccio sistemico all’uso del sottosuolo ai fini di implementazione di tecnologie energetiche non emissive (soprattutto CCS, ma anche geotermia, nucleare e stoccaggio riserve strategiche di gas naturale), anche perché tutti hanno sottolineato come un simile approccio sia molto utile per arrivare alla accettazione da parte del cittadino medio di queste nuove tecnologie: concetto messo in luce soprattutto da Jordi Bruno dell’Università della Catalogna ed esperto in stoccaggi geologici gas e scorie nucleari.
Fabio Chiaravalli di SOGIN ha parlato del sottosuolo come “sistema” da conoscere e pianificare molto bene, prima di scelte irreversibili. Chiaravalli vede come maggiore ostacolo all’avvio delle nuove tecnologie energetiche non emissive, proprio la mancanza di un approccio sinergico all’uso del sottosuolo. Operano infatti in questo campo lobby diverse, non dialoganti, che si ostacolano ancora tra di loro, con danno reciproco (soprattutto nelle autorizzazioni ministeriali, lente e oggetto di ostacoli continui).
Stessa favorevole propensione all’approccio sinergico-globale da parte di Rosa Maria Domenichini, che rappresentava la Associazione Termotecnica Italiana, e fa parte della Foster Wheeler.
Il rappresentante del CEA (Commissariat d 1’Energie Atomique), il francese Berbard Frois, ha detto: “E’ difficile collaborare operativamente e capire le problematiche delle altre lobby, ma l’approccio sinergico è quello giusto”. D’accordo è stato anche il rappresentante francese della geotermia Mikos Antiks.
Claudio Eva, ordinario geofisico dell’Università di Genova, ha sottolineato il problema etico della equità inter-generazionale, che passa però dall’approccio impostato dalla scuola internazionale: pianificare adesso anche per le prossime generazioni, e non lasciargli dopo scelte difficili irreversibili, come irreversibile e la destinazione di una singola struttura geologica profonda. “Parlando con la gente, essa può comprendere anche il problema delle scorie nucleari” ha concluso.
Su questo punto c’è da notare che è meglio comunque, innanzitutto, pianificare il sottosuolo ed unificare il quadro regolatorio, ora spezzettato in diverse direttive e con requisiti IAEA, per le scorie nucleari, un po’ obsoleti, vale a dire scritti quando gli stoccaggi gas e la geotermia profonda di media entalpia non esistevano ancora. Essi vanno pianificati nazionalmente più che regionalmente con un nuovo federalismo imminente, ricco di spunti populisti, e poi semmai bisogna mantenere separate le problematiche di stoccaggio geologico di scorie nucleari, per lo meno nella comunicazione con il pubblico, mentre per l’impostazione geologica delle ricerche e certi approcci di modellistica e di monitoraggio geofisico e geochimico la scuola internazionale organizzata da me ha mostrato interessanti sinergie, soprattutto tra stoccaggio CO2, stoccaggio gas naturale e geotermia.
Per le scorie nucleari ad alta attività, in realtà sarebbe ancor meglio, in Europa, un sito geologico unico, da studiare presso i diversi Parchi Tecnologici Nucleari di superficie e non necessariamente dai cosiddetti URL (Underground Repository Laboratory). In Giappone, ha riferito Yoshihro Kinugasa del Tokyo Institute of Technologies, lo stoccaggio geologico per ora non è proprio previsto per le circa 50 centrali nucleari del paese: vi sono solo siti superficiali di stoccaggio, anche per le scorie ad alta attività, con l’idea, per ora, di rinnovare ogni circa 50-100 anni gli involucri ingegneristici (e non geologici) intorno alle scorie ad alta attività (HLW). Di fatto anche la SOGIN in Italia sembra per ora seguire serenamente la linea giapponese (e non a caso il Giappone ha forti analogie sismotettoniche con il nostro paese), enfatizzando la minimizzazione del volumi delle scorie nucleari HLW.
Giuseppe Forasassi, presidente del CIRTEN (Centro Interuniversitario di ricerca su tecnologie nucleari, che ha parzialmente sponsorizzato la scuola), ha sottolineato la necessità di armonizzare le scelte dei diversi stoccaggi e per quello nucleare, puntare su i “trattamenti di riduzione del volume” per le scorie HLW.
“Manca il coraggio dei politici alla pianficazione”, ha attaccato Jordi Bruno, serve un corretto approccio all’informazione del pubblico: però l’ordine di grandezza del problema è incomparabile ad esempio tra scorie nucleari e geotermia.
Per fortuna gli spazi necessari nel sottosuolo per le scorie ad alta attività sono molto limitati, come sottolineato dall’americano P. McGrail, co-direttore della Scuola internazionale di geofisica. In America, ancora dopo 40 anni di ricerca sul sito geologico sulle scorie nucleari, non vi è una risposta definitiva (Yucca Mountains è stato un fallimento ed è stato abbandonato dopo 13 miliardi di dollari spesi) mentre per stoccaggio gas e geotermia, non ci sono grandi problemi ad avviare massicciamente i progetti commerciali. In questo senso, sono pochissimi i legami tra scorie ad alta attività da una parte e stoccaggio geologico di gas e geotermia dall’altra.
Lorella Vargiu, rappresentante della parte industriale della tavola rotonda, la Raffinerie Sarde Saras, ha sottolineato come sono soprattutto i politici locali e non quelli “nazionali” ad essere impreparati e disinformati
Il rappresentante della Fondazione sviluppo sostenibile, creata 2 anni or sono dall’ex Ministro dell’Ambiente, Edo Ronchi, alla tavola rotonda ha si apprezzato l’aspetto “sistemico” proposto, ma ha messo in luce la necessità di evidenziare al cittadino un “ritorno economico” per la locale comunità di un eventuale sito di stoccaggio gas nel proprio territorio. Sullo stoccaggio scorie nucleari, la Fondazione è ovviamente più favorevole al deposito superficiale (il Parco Tecnologico Nucleare della attuale legge in corso, per capirci) che non a quello definitivo geologico profondo, su cui però deve continuare la ricerca al livello europeo, per un eventuale sito geologico condiviso internazionalmente. Faccio presente che anche io sono tra gli esperti scelti da tale fondazione e condivido le sinergie decisionali su geotermia, CCS, mentre sul nucleare io dare più fondi per la ricerca rispetto ad altri rappresentanti di tale fondazione.
