ROMA – Il petrolio inaugura il 2012 con una nuova fiammata. Nella prima giornata di contrattazioni dopo lo stop di Capodanno, il prezzo del barile e' tornato a crescere, guadagnando in una sola seduta il 4,2%.
A spingere i prezzi sono le crescenti tensioni tra Iran e Stati Uniti, ma i mercati sono incoraggiati anche dai dati positivi sul comparto manifatturiero in arrivo da Cina, India e Stati Uniti, oltre che dalla sorpresa sulla disoccupazione tedesca, scesa a dicembre ai minimi storici.
Il greggio americano ha cosi' superato rapidamente la soglia dei 100 dollari al barile, arrivando ad un massimo di giornata di 103,01 dollari, il prezzo piu' alto registrato da diversi mesi a questa parte. Anche il Brent, il petrolio europeo quotato a Londra, ha preso la rincorsa portandosi ad oltre 111 dollari e guadagnando il 3,8%.
La prima 'scossa' alle quotazioni e' arrivata dall'Asia. In Cina, secondo paese al mondo consumatore d'oro nero, l'attivita' manifatturiera ha registrato un lieve ma indicativo rimbalzo a dicembre, dopo il calo messo a segno a novembre. In India lo stesso settore ha conosciuto lo scorso mese l'accelerazione piu' significativa dell'ultimo semestre.
Tutti segnali a cui si e' aggiunto anche quello sull'indice Ism manifatturiero degli Stati Uniti, che, superando le aspettative degli analisti, a dicembre e' salito a 53,9 da 52,7.
Sullo sfondo restano pero' anche gli attriti tra Iran e Usa per il passaggio delle portaerei americane attraverso lo stretto di Hormuz. Situazione di tensione che potrebbe sfociare in sanzioni e in interruzione delle forniture e che innervosisce particolarmente i mercati.
