Ad Affile il mausoleo (pagato dalla Regione) al fascista sanguinario Graziani

ROMA – “Il più sanguinario assassino del colonialismo italiano”. Il maggiore studioso di quel periodo, Angelo Del Boca, definisce così Rodolfo Graziani, generale italiano che si distinse nella “riconquista” della Libia del 1921-1931, della repressione in Abissinia e durante la guerra d’Etiopia. Una pagina buia italiana che oggi torna nelle pagine di cronaca: il comune di Affile, in Ciociaria, ha costruito un mausoleo in suo onore. Con i soldi della Regione Lazio. Un mausoleo che, per altro, reca in coma l’iscrizione “Patria, Onore”, uno dei motti più rappresentativi del fascismo.

Chi è l”eroe di Affile? Lo spiega Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera, sottolineando come il mausoleo abbia creato sconcerto all’estero, dalla Bbc al New York Times, ma pochissimi commenti in Italia:

Fu lui, l’«eroe di Affile», a coordinare la deportazione dalla Cirenaica nel 1930 di centomila uomini, donne, vecchi, bambini costretti a marciare per centinaia di chilometri in mezzo al deserto fino ai campi di concentramento allestiti nelle aree più inabitabili della Sirte. Diecimila di questi poveretti morirono in quel viaggio infernale. Altre decine di migliaia nei lager fascisti. E fu ancora lui a scatenare nel ’37 la rappresaglia in Etiopia per vendicare l’attentato che gli avevano fatto i patrioti. Trentamila morti, secondo gli etiopi. L’inviato del Corriere, Ciro Poggiali, restò inorridito e scrisse nel diario: «Tutti i civili che si trovano in Addis Abeba hanno assunto il compito della vendetta, condotta fulmineamente con i sistemi del più autentico squadrismo fascista. Girano armati di manganelli e di sbarre di ferro, accoppando quanti indigeni si trovano ancora in strada… Inutile dire che lo scempio s’abbatte contro gente ignara e innocente».

Sulla pagina ufficiale del Comune si legge tutt’altro: “Figura tra le più amate e più criticate, a torto o a ragione (…) interprete di avvenimenti complessi e di scelte spesso dolorose (…) compì grandiosi lavori pubblici che ancor oggi testimoniano la volontà civilizzante dell’Italia (…) seppe indirizzare ogni suo agire al bene per la Patria attraverso l’inflessibile rigore morale e la puntigliosa fedeltà al dovere di soldato”.

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Elisa D'Alto