ROMA – Balotelli se ne va. L’Italia sospira di sollievo. Appena ieri era la giovane Italia. Mentre Mario Balotelli salutava per sempre Milanello allontanandosi in Ferrari, i tappi di champagne hanno cominciato a saltare. Come argutamente rileva Mario Sconcerti, Balotelli è l’unico calciatore per il quale si stappa e si brinda due volte, quando arriva e quando se ne va. Bobo Vieri, per dire, ha ironizzato pesante sulla cessione, “il più grande colpo di mercato mai realizzato da Galliani”. Sui social e anche sulle strade, tifosi del Milan hanno fatto festa (anche senza contropartita, anche sapendo che tutto l’attacco si riduce al solo Pazzini).
Certo il personaggio non attira simpatie universali, certo è “problematico” (The Guardian, ieri), però dobbiamo esserci persi un pezzo di storia se fino a un paio di mesi fa il celebratissimo super Mario era nientemeno che il nuovo volto della giovane Italia, il cavallo di razza di una nuova scuderia di campioni italici, la speranza azzurra sul modello vincente e cosmopolita tipo Francia o Germania. Conta anche l’invidia per il successo mediatico globale concesso al giocatore, a dispetto di un numero di gol da giocatore forte ma normale.
Dalle stelle alla polvere, l’altalena di Balotelli è nelle mani di Mino Raiola, l’unico vero top player che a ogni trasferimento del pupillo si arricchisce e lo fa arricchire (6 milioni di ingaggio dal Liverpool). Balotelli il Milan l’ha comprato per una ventina di milioni, e per una ventina di milioni l’ha venduto. Questo vale il giocatore: non era un top player, non sarà un top player. Ha colpi da campione e il carattere di chi quando è stufo si porta via il pallone. E’ una delle facce dell’Italia multietnica che cambia, non è il nuovo Baggio.
Balotelli sale a bordo della sua Ferrari a Brescia, poco prima di partire per Liverpool (LaPresse)