ROMA – L’evoluzione dell’universo dal Big Bang ad oggi è stata condensata nel modello più completo e dettagliato mai realizzato. Il modello condensa una straordinaria quantità di dati e ripercorre gli oltre 13 miliardi di anni dell’universo, con galassie che nascono e si intrecciano a formare il complesso universo in cui viviamo. L‘universo virtuale è descritto sulla rivista Nature ed è il frutto della collaborazione coordinata dal Massachusetts Institute of Technology (Mit). Coordinata da Mark Vogelsberger, la ricerca non si limita a considerare l’evoluzione della materia visibile di cui sono fatte stelle e galassie, che costituisce appena il 5% dell’universo, ma prevede anche l’evoluzione della materia oscura che ne costituisce il 95%.
Il risultato è uno strumento senza precedenti per la cosmologia perché non si limita, come facevano i modelli precedenti, a ricostruire a distanza la ‘ragnatela cosmica‘ delle galassie: questo nuovo universo virtuale scende nei dettagli e permette di viaggiare attraverso le popolazioni di galassie ellittiche e a spirale, ne analizza la composizione in modo coerente con i dati finora pubblicati nella letteratura scientifica, ricostruisce la proporzione dei gas presenti nelle diverse epoche dell’universo.
Giuseppe Murante, dell’osservatorio di Trieste dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf), ha commentato:
”E’ la descrizione più realistica delle proprietà delle galassie finora ottenuta. Il modello è il frutto di una simulazione numerica, che integra al computer le equazioni che descrivono l’universo. La traduzione in immagini della simulazione numerica non è stata affatto banale: il video scientifico è stato prodotto mentre la simulazione andava avanti e il risultato è spettacolare”.
La simulazione è uno strumento unico nelle mani degli astronomi, spiega ancora l’astrofisico Murante;
“E’ una conferma ulteriore della validità delle attuali teorie cosmologiche. Un modello realistico non soltanto del comportamento della materia visibile (barionica) che si aggrega nel formare le galassie, ma permette di conoscere anche il modo in cui la materia visibile agisce su quella oscura, sei volte più numerosa”. In questo, conclude l’esperto ”conferma il risultato ottenuto in passato anche nell’osservatorio di Trieste”.
Murante ha poi concluso:
“Il modello non è una semplice riproduzione dell’universo, ma prevede dove potrebbe trovarsi la materia che non vediamo”.
Il video di Nature:
(Foto Ansa)