ROMA – Un italiano su 5 vive in una zona a “rischio totale” sul piano fiscale e sociale. Altri 10 milioni, compresi quelli che vivono a Roma e Milano, se la passano appena meglio, ma sono comunque a rischio “medio alto”. Nel complesso ci sono 8 “Italie”, una diversa dall’altra per indice di rischiosità fiscale, per indicatori sulla criminalità, ma anche per tenore di vita, densità di popolazione, presenza industriale, servizi dei trasporti.
L’Italia viene così suddivisa da uno studio dell’Agenzia delle Entrate presentato in Parlamento nel quale ad ogni singola tipologia di ”provincia” viene attribuito un nome di fantasia: Rischio totale; Metropolis; Niente da dichiarare?; Rischiose abitudini; Non siamo angeli, Gli Equilibristi; L’Industriale; Stanno tutti bene. L’Agenzia giura che non si tratta di una lista di buoni e cattivi, ma i conti, come riportato da BlitzQuotidiano qualche giorno fa, sono chiari: mancano 90 miliardi, evasi. Soldi che ci sono, ma non per lo stato.
Lo studio, in realtà, non è nuovissimo. Una ricerca molto simile, sempre realizzata dall’Agenzia delle Entrate è datata aprile 2013. Allora a darne una spieazione dettagliata fu il Corriere della Sera.
Eccole una tabella nella quale i diversi gruppi di provincia sono ordinati per pericolosità fiscale, calcolata su una scala da 1 a 5. Tra parentesi, oltre al numero dei residenti, vengono indicati solo altri due parametri: il valore della pericolosità sociale e del tenore di vita – sempre su una scala da 1 a 5 – calcolato dall’Agenzia delle Entrate in base a specifici indicatori statistici.
Le otto categorie:
– RISCHIO TOTALE: (11,2 mln di residenti – pericolosità fiscale 5, pericolosità sociale 5, tenore di vita 1) Agrigento, Brindisi, Caltanissetta, Caserta, Catanzaro, Cosenza, Crotone, Foggia, Frosinone, Lecce, Napoli, Ragusa, Reggio, Calabria, Salerno, Trapani, Vibo Valentia, Barletta-Andria-Trani;
– METROPOLIS: (7,1 mln di residenti – pericolosità fiscale 4, pericolosità sociale 4 , tenore di vita 5 ) Roma, Milano;
– NIENTE DA DICHIARARE?: (2,3 mln di residenti – pericolosità fiscale 4, pericolosità sociale 2 , tenore di vita 1 ) Avellino, Benevento, Campobasso, Enna, Isernia, Matera, Nuoro, Oristano, Potenza, Rieti, Ogliastra;
– RISCHIOSE ABITUDINI: (4,0 mln di residenti – pericolosità fiscale 3, pericolosità sociale 4, tenore di vita 3) Grosseto, Imperia, La Spezia, Latina, Livorno, Lucca, Massa-Carrara, Pescara, Pisa, Pistoia, Prato, Rimini, Savona; – NON SIAMO ANGELI: (6,5 mln di residenti – pericolosità fiscale 3, pericolosità sociale 3, tenore di vita 2) Bari, Cagliari, Catania, Messina, Palermo, Sassari, Siracusa, Taranto, Carbonia-Iglesias, Medio Campidano, Olbia-Tempio;
– GLI EQUILIBRISTI: (5,3 mln di residenti – pericolosità fiscale 3, pericolosità sociale 2, tenore di vita 3) Arezzo, Ascoli Piceno, Asti, Chieti, Ferrara, L’Aquila, Macerata, Novara, Perugia, Pesaro e Urbino, Teramo, Terni, Verbano-Cusio-Ossola, Vercelli, Viterbo, Fermo;
– INDUSTRIALE: (14,3 mln di residenti – pericolosità fiscale 1, pericolosità sociale 3, tenore di vita 4) Ancona, Bergamo, Bologna, Brescia, Firenze, Genova, Padova, Torino, Treviso, Trieste, Varese, Venezia, Verona, Vicenza, Monza e della Brianza;
– STANNO TUTTI BENE: (9,0 mln di residenti – pericolosità fiscale 1, pericolosità sociale 1, tenore di vita 4) Aosta, Belluno, Biella, Bolzano, Como, Cremona, Cuneo, Forlì-Cesena, Gorizia, Lecco, Lodi, Mantova, Modena, Parma, Pavia, Piacenza, Pordenone, Ravenna, Reggio Emilia, Rovigo, Siena, Sondrio, Trento, Udine.
Lo studio, spiega l’Agenzia, non ha intento strettamente repressivo dell’evasione ma punta al miglioramento dell’efficenza sul territorio dell’Agenzia delle Entrate, attribuisce suggestivi nomi di fantasia ai diversi gruppi di province, ma nasce da una seria e rigida analisti statistica che ha utilizzato 245 variabili raccolte da fonti ufficiali.
Nessuna scorciatoia statistica per criminalizzare aree, ma la volontà di comprensione di realtà complesse che richiedono una diversa risposta dell’amministrazione fiscale, anche in termini di servizi resi sotto forma di assistenza e comprensione dei problemi. Da ”Pericolo Totale” a ”Stanno tutti bene”, la scala tonale della mappa tracciata sullo stivalone italiano dagli esperti dell’Agenzia delle Entrate ha tantissime sfumature: passa per le aree a basso sviluppo ed alta evasione (”Niente da dichiarare?” è il nome del gruppo) a quelle con molte attività manifatturiere (”L’industriale”), dalle province ”Equilibriste” alle due aree metropolitane di Roma e Milano (”Metropolis”), per esaminare anche i due gruppi ”Rischiose abitudini” e ”Non siamo angeli”, quest’ ultima con un tasso di pericolosità fiscale intermedia, ma non certo ottimale.
Lo studio non conta i residenti, ma basta sovrapporre una mappa ai dati dell’Istat per scoprire che ci sono 11,2 milioni di residenti che abitano nelle province ”Rischio Totale”, dove l’alta pericolosità fiscale e sociale si sposa con un bassissimo tenore di vita. Subito dopo ci sono 9,4 milioni di cittadini di altri due gruppi: i ”Metropolis”, con i 7,1 milioni di residenti delle province di Roma e Milano e i ”Niente da dichiarare”’. Tutti e due hanno un rischio di evasione medio alto, ma sono profondamente divisi dal tenore di vita e dalla pericolosità sociale, più alta nelle due grandi città. Sono queste le aree che pesano di più nei 90 miliardi di ”tax gap” calcolati dall’Agenzia in un altro studio consegnato in Parlamento questa settimana e che misura il divario tra quello che il fisco dovrebbe incassare e quello che raccoglie concretamente: colpa non solo dell’evasione ma anche di errori e di impossibilità a pagare il dovuto per mancanza di liquidità.
Ma c’è anche l’altra faccia della medaglia. Ci sono 23,3 milioni di cittadini che abitano in province che il fisco considera tranquille: sono il gruppo ”Industriale” e ”Stanno tutti bene”, nelle quali la pericolosità fiscale è bassissima così come il rischio sociale: in ordine alfabetico spaziano da Aosta a Udine ma riguardano province del centro nord spesso lontane dai grandi centri.