MADRID – I due grandi sindacati Ccoo e Ugt oggi hanno deciso di fermare la Spagna il 29 marzo per protestare contro la dura riforma del mercato del lavoro varata il mese scorso dal governo di Mariano Rajoy. ”E’ la riforma piu’ retrograda della storia della democrazia spagnola”, ”introduce il licenziamento libero e gratuito”, ha tuonato il segretario Ccoo Ignacio Toxo.
La riforma riduce il costo dei licenziamenti (con indennita’ di 20 giorni di stipendio invece di 45 per anno di lavoro, per un massimo di 12 anni, per le aziende in crisi) e consente agli imprenditori in difficolta’ di intervenire su retribuzioni e tempi di lavoro. Secondo il governo contribuira’ a ridurre una disoccupazione ormai a livelli endemici nel paese – al 22,85%, al 49% fra i giovani – ed a rilanciare l’economia.
La data del 29 marzo non sembra scelta a caso: coincidera’ con i primi 100 giorni di potere di Rajoy e con la vigilia della presentazione, il 30 marzo, della legge finanziaria 2012. E’ prevista una nuova manovra da almeno 17 miliardi di euro dopo quella da 15 miliardi decisa il 30 dicembre. L’agitazione sociale, cavalcata dal Psoe, ora all’opposizione, di Alfredo Rubalcaba, successore di Jose’ Luis Zapatero alla guida del partito, si intensifica inoltre proprio mentre inizia la campagna elettorale per le regionali del 25 marzo in Andalusia. Una sfida cruciale per i due grandi partiti spagnoli.
Il braccio di ferro con i sindacati – tradizionalmente vicini ai socialisti – scatta mentre Rajoy e’ impegnato in un confronto serrato con l’Ue sull’obiettivo di deficit 2012, che Rajoy vuole allungare al 5,8% invece del 4,4% promesso da Zapatero, dopo avere ereditato dal governo socialista per il 2011 un -8,5% invece del 6% ‘garantito’ dall’esecutivo Psoe. E’ quindi molto improbabile che il premier possa cedere sulle tre grandi riforme strutturali che ha realizzato a passo di carica in meno di due mesi – ‘deficit zero’ per il 2018, risanamento di banche e mattone, mercato del lavoro – e intende mettere avanti nel negoziato con Bruxelles per dimostrare di avere ‘fatto i compiti’.




