ROMA – “Illegali i soldi ai partiti“. In vent’anni i partiti si sono intascati 2,7 miliardi di euro nonostante 31 milioni di italiani, nell’aprile del ‘93, avessero votato per l’abolizione del finanziamento pubblico. Ora il procuratore del Lazio della Corte dei Conti, Raffaele De Dominicis, “ha messo in mora – spiega il Fatto Quotidiano – tutte le leggi, a partire dal 1997, che hanno reintrodotto il finanziamento pubblico dei partiti, per averlo fatto “in difformità” rispetto al referendum del ‘93”.
Per la Corte dei Conti, quindi, scrive il Fatto: “tutte le disposizioni impugnate, a partire dal 1997 e, via via riprodotte nel 1999, nel 2002, nel 2006 e per ultimo nel 2012, hanno ripristinato i privilegi abrogati col referendum del 1993, facendo ricorso ad artifici semantici, come il rimborso al posto del contributo; gli sgravi fiscali al posto di autentici donativi”. “I partiti hanno preso in giro i cittadini attraverso la finzione del linguaggio”, sottolinea il professor Gaetano Azzariti, ordinario di Diritto costituzionale presso la facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Roma “La Sapienza”.