Paolo Bosusco saluta dopo la liberazione (foto Ap/LaPresse):
HUBANESWAR (INDIA) – “Sono felice di essere ormai un uomo libero. Sono stanco, adesso ho bisogno di un po’ di riposo”: queste le prime parole di Paolo Bosusco non appena arrivato a Bhubaneswar, capitale dello Stato orientale indiano dell’Orissa, dove era stato sequestrato dai ribelli maoisti il 14 marzo scorso assieme al connazionale Claudio Colangelo, rilasciato dopo undici giorni.
Bosusco è stato affidato dai rapitori a un mediatore locale, Dandapani Mohanty, nel distretto di Kandhamal, un’area tribale impervia e ricoperta dalla foresta tropicale: la stessa dove i due italiani erano stati catturati mentre stavano compiendo un trekking. In extremis gli insorti avevano avanzato un’ulteriore pretesa: la scarcerazione di una loro compagna, Aarti Majhi, rinchiusa da due anni nella prigione di Berhampur per coinvolgimento in attività sediziose; in giornata è prevista l’udienza in cui sarà esaminata la richiesta di libertà dietro cauzione, presentata dalla difesa della donna.
Non è escluso che si sia peraltro trattato di un mero diversivo dei sequestratori per guadagnare tempo e così riuscire ad allontanarsi una volta rilasciato Bosusco: questi al momento della richiesta sarebbe infatti già stato liberato.



