KIEV – Ville faraoniche, lusso sfrenato, miliardi spesi per oggetti improbabili: i patrimoni di rais e dittatori come Saddam Hussein, Muammar Gheddafi e Nicolae Ceausescu violati dai rivoluzionari sembrano essere parte di un copione già scritto, quello della fine dei regimi. Sabato è stata la volta di Viktor Yanukovich: i dimostranti a lui ostili hanno fatto irruzione stamani nella megavilla alle porte di Kiev non appena ha preso corpo la notizia della fuga del presidente nell’est del Paese. Poi sono arrivati a decine, famiglie e coppie, ragazzi e ragazze, che hanno iniziato a pubblicare sui social network le immagini incredibili dello sfarzo presidenziale. La foto del galeone di 30 metri ancorato nel fiume che lambisce la villa di 140 ettari ha fatto il giro del mondo, come quella di un vero e proprio zoo, o degli allevamenti di pecore, maiali e struzzi.
Per non parlare del museo con decine di auto d’epoca e moto, o degli hovercraft e dei motoscafi parcheggiati in garage. Nel campo da golf gli anti-governativi hanno iniziato a giocare divertiti. E così lo sfarzo di Ianukovich è divenuto di dominio pubblico, ridando voce a chi lo accusa di essere al centro di un losco giro di affari collegato a due aziende ombra per entrare in possesso del parco Mezhighiria, che sorge lungo le rive del Dnipro, di fatto privatizzato con decreti governativi. Per qualche ora ha spopolato sui social media l’immagine di un water in oro, una sorta di trono con due leoni come braccioli. Poi il blogger Jules Mattsson ha scoperto che si trattava di un falso, non è di Yanukovich quel wc.
Ma subito sono tornati alla memoria le lussuose vasche da bagno e i lavandini, quelli sì in oro zecchino, scovati e filmati dalla Cnn nel palazzo presidenziale di Saddam Hussein poco dopo la fuga del rais da Baghdad occupata da tank statunitensi. E la corsa degli abitanti per arraffare qualcosa. Come anche la residenza di primavera da 150 stanze dei Ceausescu, dotata di sotterranei e gallerie per far correre le Mercedes fino al centro della capitale. E i quadri d’autore, i marmi, le pellicce e i gioielli della moglie del dittatore. Per non parlare della pistola d’oro di Gheddafi, delle moto americane, dei tunnel scavati sotto la capitale Tripoli per poter sfrecciare con la sua golf cart dal bunker di Bab al Aziziya allo sfarzoso Rixos. O gli champagne d’annata e le maioliche italiane dei figli nel loro resort-cittadella alle porte della capitale, dove ospitavano migliaia di amici. Anche lì dopo la caduta dei rais, i cittadini hanno preso a fare picnic e scattare foto in quelle che erano le città proibite del potere.