ROMA – Altro che larghe intese, “larghi brodini” scrive Marco Travaglio: “Chi non ha visto il tele-confronto su Sky dei tre candidati alla segreteria del Pd e ne ha saputo qualcosa soltanto dai resoconti della stampa, del web e dei tg, cioรจ la stragrandissima maggioranza degli italiani, sโรจ fatto lโidea che sia andato male per gli ascolti ma bene per i contenuti. Perchรฉ Renzi, Cuperlo e Civati avrebbero parlato di โprogrammiโ. ร vero, ne hanno parlato. Ma con lโaria di chi deve recuperare qualche miliarduccio qua e lร , insomma di chi deve guidare il primo partito (almeno stando ai sondaggi) di un paese malaticcio, ma in via di guarigione”.

L’editoriale:
E allora patrimoniale sรฌ o no, taglio delle province, o dei fondi pubblici ai partiti, o dei parlamentari, o del Senato tutto intero (per trasformarlo, fra lโaltro, in un poltronificio per consiglieri regionali). Poi, naturalmente, tutti a ridere di Grillo che chiama Ocsa (o Oxa, come Anna) lโOcse e vorrebbe addirittura un referendum sullโeuro o la rinegoziazione del debito pubblico. Come a dire: quello รจ matto, mentre noi sappiamo quel che diciamo. Purtroppo, a giudicare dai sorrisetti, dagli ammiccamenti e dalle battute, non lo sanno neanche loro, quel che dicono.
Perchรฉ dal 2014 glโimpegni assunti dai governi Berlusconi, Monti e Letta con lโEuropa (in parte dovuti, in parte no) imporranno di recuperare non qualche miliarduccio, ma decine di miliardi allโanno. Cifre che nessun taglio fra quelli proposti dai candidati piddini, nรฉ tantomeno le baggianate governative sulle caserme o le spiagge o gli immobili pubblici o le partecipazioni statali da svendere, basterร neppure lontanamente a raggiungere. Ci vuole ben altro. Cure da cavallo, non brodini e pannicelli caldi. E la scelta di chi pagherร il conto non รจ tecnica: รจ politica. Deve dettarla il Parlamento, non Saccomanni e i suoi tecnici. E nemmeno Lurch, al secolo Carlo Cottarelli, ultimo commissario straordinario alla spending review.
Lโaltro giorno il Corriere anticipava il rapporto 2013 sulle attivitร della Guardia di finanza: oltre 5 mila tra funzionari e impiegati pubblici denunciati per corruzione e truffa (dai falsi poveri ai finti consulenti), che nei primi 10 mesi dellโanno han provocato danni erariali da 2 miliardi e 22 milioni di euro, piรน truffe per 1 miliardo e 358 milioni. Cioรจ hanno rubato quasi 3, 5 miliardi alla collettivitร : 350 milioni al mese.
E questi sono soltanto quelli scoperti: immaginiamo a quanto ammonta il totale. Qualche mese fa, il ministero dellโEconomia comunicรฒ che i mancati incassi di evasione fiscale accertata dal 2000 al 2012, ma mai recuperata da Equitalia, ammonta a 545, 5 miliardi di euro, su un totale di โruoliโ da riscuotere giร emessi per 807, 7 miliardi. Una parte dellโenorme buco (107, 2 miliardi) รจ irrecuperabile perchรฉ riguarda soggetti in fallimento. Ma questo non basta per giustificare la bassissima capacitร di riscossione di Equitalia, che non arriva al 5 per cento.
In un paese serio (ipotetica del terzo tipo: un paese serio non avrebbe queste cifre di mancati introiti) si parlerebbe di questo, e solo di questo. E un governo e un Parlamento e dei partiti seri eviterebbero di perdere tempo appresso a corbellerie come la riforma costituzionale o lโennesima legge contro la custodia cautelare e contro i giudici; ma concentrerebbero tutto il tempo e tutti gli sforzi disponibili a trovare il sistema per mettere le mani in questo immenso serbatoio di nero. Che non รจ numerologia astratta: sono somme accertate, con i nomi e i cognomi dei corrotti, dei truffatori e degli evasori. Basterebbe recuperarne il 5 o il 10 per cento in piรน, aumentando lโefficienza della macchina dello Stato, per avere a disposizione decine di miliardi per la mitica โripresaโ. Invece si continua a cincischiare dietro i falsi problemi e le false soluzioni. E a bollare chi chiede una seria lotta alla corruzione, allโevasione e al riciclaggio come giustizialista manettaro. Poi uno guarda chi sono i ministri e i politici che dovrebbero occuparsene, e capisce tutto.
