ROMA – Se il Trota, travolto dalle disavventure familistico-contabili della Lega (ma non indagato) si fa da parte, cosa dovrebbero fare gli altrettanto illustri colleghi del Pirellone e non solo? Se lo è chiesto il vicesindaco di Milano Stefano Boeri sul suo profilo Facebook, invitando Filippo Penati, indagato per il giro di mazzette legato all’edificabilità delle ex aree Falck e Marelli di Sesto San Giovanni e per lo “strano” acquisto da parte della Provincia di Milano del 15 % delle azioni della Milano-Serravalle dal gruppo Gavio, a non “farsi dare lezioni dal Trota”.
L’ex capo della segretaria politica di Pier Luigi Bersani, un po’ piccato, ha così risposto: “Ricordo che mi sono dimesso prontamente dalla carica di vicepresidente del Consiglio, ho chiesto di essere esonerato dal partecipare a commissioni d’inchiesta per separare la mia vicenda giudiziaria dalla vita dell’istituzione e ho lasciato tutti gli incarichi nel Pd. Ciò che chiedo oggi e ho chiesto più volte è di poter essere sottoposto al più presto a processo”. Tutto vero, ma Penati ha mantenuto la sua carica di consigliere regionale, da 12 mila euro al mese.
Ma, come scrive Stefano Caselli per il Fatto Quotidiano, l’ex presidente della Provincia di Milano è in buona compagnia. Nell’ormai mitica foto di gruppo dell’Ufficio di presidenza del Consiglio regionale della Lombardia, com’è noto, “sfigura” il solo Carlo Spreafico, l’unico a non avere guai con la giustizia. Dopo Penati è toccato all’ex assessore all’ambiente ed ex vicepresidente del Consiglio regionale Franco Nicoli Cristiani, Pdl, arrestato il 30 novembre 2011 (e rilasciato a fine febbraio) per una tangente da centomila euro (una somma corrispondente è stata trovata all’interno della sua abitazione) che avrebbe sbloccato l’autorizzazione integrata ambientale per una discarica di amianto nel Cremonese.
Quindi è stata la volta del compagno di partito (anch’egli ex assessore all’ambiente) Massimo Ponzoni, arrestato il 16 gennaio e accusato di corruzione, concussione, peculato e bancarotta fraudolenta. Infine il leghista maroniano Davide Boni, presidente del Consiglio regionale, indagato dalla Procura di Milano per corruzione a causa delle presunte tangenti che avrebbe intascato al tempo in cui era assessore regionale all’Edilizia.
Tolto Nicoli Cristiani (dimessosi da consigliere il 13 dicembre, in tempo per batter cassa per il vitalizio), gli altri sono tutti al loro posto. Come al suo posto è ancora Nicole Minetti, sotto processo per favoreggiamento della prostituzione minorile.
Ma non esiste solo la Lombardia. In Sicilia per esempio i deputati regionali che pur inquisiti non hanno rinunciato alla carica sono 25 e lo stesso presidente della Regione Raffaele Lombardo (Mpa), appena rinviato a giudizio assieme al fratello Angelo per concorso esterno in associazione mafiosa, minaccia dimissioni ma è ancora al suo posto. Il collega molisano Michele Iorio (Pdl), invece non si è fatto da parte nemmeno dopo la sentenza che lo ha condannato a un anno e sei mesi per abuso d’ufficio, per via di un paio di consulenze affidate alla multinazionale per quale lavorava il figlio. Nubi anche sul capo del presidente della Regione Calabria Giuseppe Scopelliti, indagato per falso in bilancio per la voragine del comune di Reggio Calabria nel periodo in cui era sindaco e già condannato per la mancata bonifica di una discarica.