MILANO – Filippo Inzaghi, nel suo ultimo impegno con la maglia del Milan, ha portato in vantaggio i rossoneri sul Novara al 37′ della ripresa ed è scoppiato in lacrime circondato dall’abbraccio dei compagni. In deliro il pubblico di San Siro (foto LaPresse)
Addii e lacrimoni: tanti, quasi per tutti. Chiude un’epoca – e si lascerà dietro, come giusto, nostalgia nei cuori rossoneri – questa ultima giornata di campionato a San Siro che il Milan fino a domenica scorsa sognava ben diversa. La festa è volata a Torino e qui, sul prato del Meazza, va in scena la recita dell’addio, la storia gira pagina. Quella che voleva comunque essere una festa diventa una celebrazione.
Milan-Novara, finale insignificante di una stagione, è una non partita,è una teoria di addii. Il Milan soffre nel primo tempo ma poi batte il Novara così come gli dei del calcio avevano previsto con l’apporto decisivo dei suoi vecchi campioni: di un indomito Gattuso, di un grande Seedorf e di Superpippo Inzaghi che firma con svolazzo la fine di un bel film.
Per il resto il Milan saluta non solo lo scudetto ma il secondo grande squadrone dell’era Berlusconi, quello di Ancelotti, dopo quello di Sacchi. Standing ovation dunque per i suoi eroi, quelli che per citare record, titoli e numeri ci vuole l’enciclopedia del calcio: Pippo Inzaghi – che splendido compra una pagina sui quotidiani per ringraziare dell’affetto ricevuto -, l’indomito ‘Ringhio’ Gattuso, il capitano che magari tornera’ in futuro da dirigente ma prima vuole scaricare gli ultimi calci forse in Scozia dove si sente calcisticamente nato. E poi Alessandro Nesta, quasi certamente il ‘maestro’ Clarence Seedorf e Luca Zambrotta. Si aggiunge pure Van Bommel che piange e saluta anche lui anche se fa parte solo della cronaca di uno scudetto vinto e di un altro per poco perso.
Ironia della sorte, perfetto sparring partner di una giornata sospesa tra celebrazione e tristezza, saluta pure il Novara che lascia una storica serie A riconquistata dopo più di mezzo secolo proprio sul campo dell’impresa più bella, l’1-0 rifilato all’Inter.
Oggi 13 maggio non riesce a ripetersi, ma la squadra di Tesser fa una gran bella figura. ”Tanta voglia, impegno, sacrificio, sudore: protagonisti delle nostre vittorie grazie di cuore”, e le maglie 8, 9 e 13 compongono la coreografia gigante della Sud. I lacrimoni annebbiano però il Milan e per il primo tempo si vede soprattutto un concreto Novara, che va in vantaggio col Carneade Garcia, mentre in casa rossonera la compagnia di Globe Trotters, Seedorf, Ibrahimovic e Cassano esagerano nel tentare colpi di tacco e magie assortite. Nel secondo tempo pero’, spinto da un grande Gattuso, c’è solo Milan che pareggia all’11’ con Flamini e si dispone tutto ad aspettare l’ingresso di Pippo Inzaghi.
Non poteva essere che lui, aiutato da un grande Seedorf, a segnare il gol della vittoria. Lo volevano tutti i tifosi rossoneri. A pensarci bene la chiave di questa giornata è forse tutta nel protagonista che manca, Andrea Pirlo, ‘scampato’ a questa celebrazione e che si è guadagnato con un contributo fondamentale la festa bianconera della rinascita a Torino. Andrea Pirlo, se avesse accettato il contratto di un anno propostogli da Galliani con la stessa logica usata per tutti ‘gli anziani’ rossoneri, ora, quasi certamente sarebbe qui, con gli altri al parco delle Rimembranze.
A lui invece, con il linguaggio del Monopoli tocca Parco della Vittoria. Adesso, dalla cena di Arcore con Galliani e Allegri, il presidente Berlusconi getterà le basi della ‘terza repubblica rossonera’. L’anello di continuità starà nella guida di Massimiliano Allegri allenatore confermato così come i top player Thiago Silva e Ibrahimovic, da Cassano e Boateng, dall’acquisto gia’ annunciato di Montolivo, da quello di Bakaye Traorè che si è annunciato da solo, dalla caccia a uno tra Tevez e Balotelli.
















