BELGRADO – In Serbia e Bosnia-Erzegovina, sconvolte da inondazioni devastanti – le più gravi degli ultimi 120 anni – continuano senza sosta le operazioni di soccorso e evacuazione delle popolazioni minacciate dall’acqua alta e dalla piena dei fiumi.
I morti accertati nei due Paesi balcanici sono finora una quarantina, ma il bilancio è destinato sicuramente ad aumentare dal momento che le autorità serbe hanno fatto sapere di non voler comunicare nuovi dati aggiornati per non creare panico e choc nella popolazione già molto provata dalla furia delle intemperie.
Il timore di trovare tanti cadaveri col ritirarsi delle acque è stato espresso dal premier serbo Aleksandar Vucic. Il maggior numero di vittime, una trentina, si registra in Bosnia-Erzegovina, mentre in Serbia i morti di cui si ha notizia sono almeno sette. Decine di migliaia sono le persone costrette a lasciare le proprie case e evacuate in centri di raccolta, hotel, impianti sportivi e fieristici.
Solo in Serbia – dove le regioni più colpite sono quelle centrali e centroccidentali – gli sfollati erano fino alla mattina del 18 maggio oltre 22 mila, più di 15 mila in Bosnia-Erzegovina, dove si moltiplicano frane e smottamenti rovinosi. La situazione più critica resta quella lungo il corso del fiume Sava, che attraversa sia la Bosnia a nord sia la Serbia a est della capital Belgrado.
In queste regioni sono in corso massicce operazioni di evacuazione anche in centri abitati importanti come Sremska Mitrovica (sito rilevante per l’ archeologia romana), Sabac, Obrenovac, tutti in Serbia. Grande attenzione viene rivolta alla difesa delle centrali termiche e elettriche, importanti per l’erogazione dell’energia elettrica. In Serbia sono ancora più di centomila le famiglie senza energia. In Serbia con l’Esercito, appoggiato da mezzi pesanti e elicotteri, alle operazioni di soccorso partecipano migliaia di giovani e volontari giunti da ogni angolo del Paese. A Belgrado la piena della Sava, che in città confluisce con il Danubio, è attesa per martedi o mercoledi’, e sono in corso operazioni di consolidamento degli argini. Si intensifica l’afflusso di aiuti dall’estero.
Oggi 18 maggio sono giunti a Belgrado e a Nis (sud) altri due aerei russi con a bordo soccorritori e aiuti umanitari. Eulex, la missione europea in Kosovo, ha inviato un elicottero, aiuti in denaro e attrezzature tecniche per i soccorsi hanno inviato l’Italia e numerosi altri membri Ue, oltre a tutti I Paesi della regione balcanica.
Le foto della tragedia che ha colpito i Balcani (Ap/LaPresse)