NEW YORK, STATI UNITI – Vanity Fair compie 100 anni e celebra con la supermodella e attrice Kate Upton in copertina che soffia su una torta con la candelina per celebrare il primo secolo di vita della rivista americana, uscita in edicola la prima volta il primo ottobre 1913.
“In un’epoca dove nulla sembra durare, non certo le convinzioni e perfino le citta’, un centenario come quello di Vanity Fair fa meravigliare del semplice concetto della longevita’”, ha commentato il direttore della rivista Graydon Carter: “I magazine hanno ossa, gli immutabili elementi che danno struttura alla creativita”.
”Oggi – ha proseguito – Vanity Fair e’ diversa da come era allora, ma sono certo che se il suo primo direttore Frank Crowninshield potesse vedere questo numero ci troverebbe iun Dna comune. Saprebbe subito quel che ha per le mani”. Dentro la rivista, in edicola mercoledi a New York e Los Angeles e dal 10 settembre nel resto degli Usa e su tablet, Annie Leibovitz fotografa la Upton in una posa languida sulla luna, proprio come nell’illustrazione di copertina del primo numero.
La Upton non è una delle supermodelle che l’America sforna come se fossero focaccine calde. E’ tra l’altro una delle stupende donne più belle del mondo apparse più volte sul leggendario calendario annuale del magazine Sports Illustrated.
Si chiamava allora Dress & Vanity Fair, primo pilastro dell’impero Conde’ Nast che aveva preso a prestito il nome dall’omonima e ben piu’ antica rivista britannica. Subito popolarissimo sotto la direzione di Crowninshield, il magazine andava avanti alimentato dai fiumi di cocktail martini che i suoi writer piu’ celebri, Dorothy Parker e Robert Sherwood, consumavano alla celebre tavola del bar dell’Algonquin. Crowninshield attirava le migliori firme dell’epoca. Aldous Huxley e Gertrude Stein apparvero con Ferenc Molnar e T.S. Eliot sullo stesso numero di luglio 1923.
La Grande Depressione affondo’ la rivista che nel 1935 si fuse con Vogue. Torno’ a vivere nel 1983 quando Conde’ Nast decise di ridarle voce indipendente come testata di cultura pop, moda e politica e l’anno dopo il presidente del gruppo editoriale S. I. Newhouse chiamo’ a dirigerla una giovane britannica, Tina Brown, che fece di Vanity Fair e delle sue controverse copertine (celebre quella con Demi Moore nuda e col pancione) il trampolino di lancio per la sua carriera in Usa, dal New Yorker a Talk al Daily Beast.
A seguire la cover di Vanity Fair (Ansa)