
ROMA – “Torni a bordo Marino” imperversa su Twitter. Per Ignazio Marino il termine di paragone è diventato Francesco Schettino, il comandante della Costa concordia che abbandonò la nave da lui portata sugli scogli mentre stava affondando, gente moriva annegata e i soccorritori rischiavano la pelle.
Il venerdì dopo l’allarme fesso che ha bloccato Roma, giornali, politici, web tutti addosso a Ignazio Marino, che il giorno dell’allarme nubifragio da lui stesso lanciato ha preso il treno e è andato a Milano “a cercar fondi”, non funghi come fece Claudio Burlando, presidente della Liguria.
Ma in quel caso si trattava di disertare una riunione di apertura del Consiglio regionale, in questo caso Ignazio Marino ha disertato la sala di controllo della Protezione civile dove si è invece fiondato il suo sempre più rivale Nicola Zingaretti.
L’indignazione di Roma contro Ignazio Marino trova voce in un aspro commento del Corriere della Sera, intitolato: “Caro Ignazio, risalga a bordo…”
In fondo, c’è sempre dell’acqua di mezzo. Ma ieri Roma, in balia della cosiddetta «bomba di pioggia» (definirle temporali no?), assomigliava proprio ad una nave senza nocchiero, come la Costa Concordia abbandonata da Francesco Schettino.
Per carità, lì c’erano i morti, una tragedia in corso. E qui, nella Capitale, alla fine i danni sono stati contenuti.
Però, ugualmente, viene da interrogarsi sul valore stesso della definizione di «primo cittadino», di cui si fregiano i sindaci italiani, figuriamoci quello di Roma.
Perché poi, se quando la città è in emergenza, Ignazio Marino decide di andarsene a Milano (anche se per una riunione dell’Anci) lasciando soli i romani, la battuta viene facile: «Ignazio, risali a bordo…»
Al Corriere della Sera ha fatto eco il Giornale:
“In barba al suo stesso consiglio il primo cittadino di Roma è uscito di casa, ha lasciato il Campidoglio, la città Eterna e i suoi cittadini al loro umido destino e se n’è volato a Milano, per partecipare all’assemblea annuale dell’Anci. Ieri in programma c’era la rielezione a presidente di Fassino, passata con percentuali più che bulgare (un voto contrario e un astenuto su oltre 700 delegati), ma evidentemente Marino – che pure è tra i relatori solo in una tavola rotonda in programma stamattina – più che restare in città a gestire l’emergenza, ha ritenuto essenziale fin da ieri la sua presenza all’happening dei sindaci. Il dettaglio ha fatto sì che alla bomba d’acqua caduta nel primo pomeriggio sulla capitale si unisse una pioggia di polemiche, nonostante l’annuncio del primo cittadino, che ha fatto sapere di essere «pronto a rientrare se la situazione dovesse farsi critica», continuando a seguire a distanza l’evoluzione dell’emergenza maltempo, e snocciolando tweet e status Facebook sulla «situazione sotto controllo» come se fosse lì in prima linea, ombrello in una mano e smartphone nell’altra”.
La bomba era stata lanciata nel pomeriggio di giovedì 6 novembre 2014 dall’agenzia di stampa Asca con questa notizia: “Roma: Sammarco (Ncd), Marino torni a bordo!
“E’ emergenza a Roma e il sindaco lascia la città. “L’ennesima assenza di Marino in un momento di emergenza per Roma non rientra piu’ né tra le gaffes né nei numerosi episodi di sciatteria cui ci ha abituato questa Amministrazione. E’ un consapevole disinteresse per le sorti di una citta’ che si era candidato a guidare e un palese fastidio per un ruolo di sindaco che non riesce piu’ ad adempiere. Anche i temi che predilige sono anni luce lontani dalla capitale e da ciò che chiede la collettività. Qualcuno dovrebbe invitarlo a ‘tornare a bordo'”. Così Gianni Sammarco deputato e coordinatore di Roma del Ncd”.
La cronaca del Messaggero, curata da Simone Canettieri e Mauro Evangelisti riepiloga i fatti:
“Ad alimentare la bufera di polemiche anche la scelta sorprendente pure per molti esponenti del Pd, del sindaco Marino di salutare tutti, prendere il treno, andare a Milano al vertice dell’Anci.
Da una parte Marino condivide l’allarme firmando l’ordinanza della chiusura delle scuole e lancia l’appello a restare chiusi in casa, dall’altra invece di rinchiudersi nella sala della protezione civile, sale sul Frecciarossa alle 10 di mattina e lascia la città (ritornerà solo oggi). Prestando il fianco alle cattiverie di Twitter («torni a bordo Marino!») e agli attacchi del centrodestra.
A partire dal predecessore Alemanno (che tra neve e allagamenti ha vissuto i giorni più difficili da sindaco). Marino aveva spiegato che andava a Milano anche a cercare fondi per il dissesto idrogeologico,
Alemanno ha notato: «Marino se ne va sempre da Roma nei momenti più delicati. Non c’è nessuna riunione sulla ripartizione dei fondi per il dissesto idrogeologico».
Il telelavoro da Milano del sindaco ha causato anche un corto circuito comunicativo: Marino a metà giornata ripeteva che ancora non era stata presa una decisione sulla riapertura delle scuole e se ne sarebbe parlato al vertice con il prefetto delle 19; contemporaneamente la Prefettura diffondeva la nota che confermava il ritorno sui banchi. Un caos comunicativo che fa il paio anche con le dichiarazioni ondivaghe del giorno prima quando Marino ha annunciato che chiudeva le scuole, ma rimarcato che era una indicazione del prefetto.
Cose che possono accadere se i due non si parlano più, magari per colpa del braccio di ferro sulle nozze gay. In questo dialogo difficile ecco la scelta di chiudere le scuole e di dire ai romani di restare a casa. In una giornata caratterizzata sì da bombetta d’acqua, allagamenti, strade bloccate, stazioni della metro chiuse, ma nella misura che, per ragioni strutturali e mancanza di manutenzione, la Capitale vive come elementi di una sorta di ordinaria emergenza ciclica”.