“Dobbiamo tentare di diventare un vero giornale di opinione, nel suo modo specifico un giornale partito (Repubblica lo è). Un giornale che attraverso notizie, inchieste, editoriali, interviste promuova campagne con precisi obiettivi. Qualcosa in questo senso si è anche fatto, ma direi più per caso che per programma. Siamo poco o niente citati. Non siamo soggetti di polemiche. Berlusconi ci ignora. […]
Per la politica dobbiamo parlare non solo della berlusconizzazione di tutti (compreso Bersani), ma dei primi segni di crisi di Berlusconi.
[…] Diciamo un giornale di tendenza. Che cosa dovrebbe dire per noi tendenza? La denunzia dello stato di cose esistente e la volontà -possibilità di un cambiamento. Quindi un’analisi delle attuali condizioni e delle minacce alla democrazia. Ma non solo una difensiva, dobbiamo tentare di delineare una unione di forze per contrastare e rovesciare la tendenza nel senso della conquista – proprio perché c’è crisi – di maggiori libertà e diritti per chi lavora. Non dobbiamo solo piangere, ma anche proporre e sostenere che è possibile invertire le attuali tendenze. Il manifesto «quotidiano comunista» deve assumersi la responsabilità della sua denominazione e non buttarla via o dimenticarla”.
Valentino Parlato, stralci di un intervento a un’assemblea del Manifesto, 2010
