Superbatterio resistente: il caso del gene mcr-1 che può essere trasmesso dai cani ai loro padroni

Un superbatterio trasmesso dai cani ai proprietari rischia di diventare incurabile poiché è resistente agli antibiotici. Il gene mcr-1, scoperto per la prima volta in Cina nel 2015, può essere trasmesso agli umani condividendo il letto con il cane o tramite la cuccia. È resistente all’antibiotico colistina, utilizzato per curare le infezioni batteriche che altri tipi di farmaci non possono risolvere.

Superbatterio resistente: il caso del gene mcr-1 nei cani

Gli scienziati hanno avvertito che l’assunzione eccessiva di colistina, specialmente sugli animali, potrebbe innescare dei geni mutanti che rendono inutile il farmaco. La resistenza antimicrobica uccide circa 700.000 persone all’anno e senza ulteriori iniziative, si prevede che ne ucciderà circa 10 milioni entro il 2050.

Il gene mcr-1 è presente nell’intestino e passa attraverso minuscole particelle di feci.

Uno studio dell’Università di Lisbona ha prelevato dei campioni da 126 persone sane di 80 famiglie che vivevano con 102 cani e gatti. Otto cani e quattro persone erano portatori di batteri tra cui mcr-1. In due famiglie, il gene mcr-1 è stato rilevato nel cane e nel proprietario.

I risultati dello studio

I risultati dello studio sono stati annunciati alla conferenza del Congresso europeo di microbiologia clinica e malattie infettive.

Juliana Menezes, a capo della ricerca, ha dichiarato: “Se i batteri resistenti a tutti i farmaci acquisissero questo gene, diventerebbero incurabili ed è uno scenario che dobbiamo evitare a tutti i costi.
“Sappiamo che l’uso eccessivo di antibiotici favorisce la resistenza ed è fondamentale che vengano utilizzati in modo responsabile, non solo in medicina, ma anche in veterinaria e in agricoltura”.

Un altro studio portoghese ha scoperto che il cibo per cani grezzo è una fonte primaria di batteri resistenti agli antibiotici. I ricercatori dell’Università di Porto hanno analizzato alcuni cibi per cani e hanno scoperto che il 54% conteneva batteri Enterococchi ed alcuni erano resistenti agli antibiotici più forti.

Ana Freitas, che ha condotto la ricerca, ha spiegato: “Lo stretto contatto dell’uomo con i cani e la commercializzazione dei marchi studiati in diversi paesi rappresentano un rischio internazionale per la salute pubblica.

“Le autorità europee devono accrescere la consapevolezza sui potenziali rischi per la salute quando si somministrano cibi grezzi agli animali domestici e la produzione di cibo per cani, compresa la selezione degli ingredienti e le misure igieniche, che andrebbero riviste”.

 

Published by
Caterina Galloni