Le nuove linee guida dell’Istituto superiore di sanità parlano chiaro. Il cesareo è necessario se la donna ha già subito tre o più tagli cesarei, se due gemelli condividono la placenta ed il sacco amniotico, se la mamma è diabetica ed il feto supera i 4,5 chili, e nel caso in cui il feto sia in posizione podalica. Balduzzi ha precisato che i cesarei debbano divenire una “eccezione” e che possono essere evitati nel caso di travaglio spontaneo prima del termine, se la mamma soffre di epatite C o B, se la neo mamma lo richiede senza ragioni cliniche, nelle gravidanze gemellari non complicate e per mamme diabetiche.
E’ nelle case di cura private che il tasso di cesarei è più alto, ben il 75 per cento. Scende invece al 60,5 per cento nelle case di cura accreditate ed al 34,8 per cento negli ospedali pubblici. L’Italia vanta un primato con il 37,8 per cento di cesarei sul totale dei parti, seguita da Portogallo al 33,1 per cento, Malta al 28,3 per cento, Irlanda del Nord e Germania rispettivamente con il 27,6 ed il 27,3 per cento. I paesi dove il cesareo è meno scelto sono invece la Finlandia con il 17,1 per cento sul totale dei parti, la Repubblica Ceca col 16,3 per cento, la Norvegia e l’Olanda con il 15,3 ed il 15, 1 per cento e la Slovenia con il 14,4 per cento.