Bertoldo. Atto secondo: da Il povero Eunuco a La bolletta

“IL POVERO EUNUCO”

VOCE NARRANTE: Un harem. Donne giovani, belle e discinte passeggiano languidamente sotto gli occhi dell’eunuco.

L’EUNUCO DELL’HAREM (sconsolato): E pensare che c’è gente che ha fatto il voto di castità.

ARCIDUCA: E sotto i mari, come è l’amore?

BERTOLDO: Thon sur thon.

VOCE NARRANTE: Dappoichè i cortigiani ignorano le lingue straniere, nel salone nessuno ride. Bertoldo tace e riprende a grattarsi. E’ ancora l’Arciduca a tentar di rianimare l’uditorio.

ARCIDUCA: La tua opinione sul tradimento in amore?

BERTOLDO: La prima moglie di Vitruvio aveva vent’anni più di lui. Sembrava sua madre, eppure lo tradì con uno di trenta più giovane. La seconda moglie aveva vent’anni meno di lui. Sembrava sua figlia, eppure lo tradì con uno di trenta più vecchio. Adesso Vitruvio sta con un professore di solfeggio suo coetaneo. Hanno arredato un appartamentino civettuolo e vivono felici.

ARCIDUCA: Che cosa diresti, per consolarlo, a un amico abbandonato dalla sua donna?

BERTOLDO: «Non disperarti, pensa che abbiamo avuto l’Amba Alagi, Caporetto, la crisi economica, l’Ilor, l’Irpef e gli sbarchi dei marocchini, dei nigeriani, dei sudanesi, degli…».

ARCIDUCA: Descrivi una coppia assortita.

BERTOLDO: Passeggio sul Corso. Una coppia cammina alle mie spalle. Lui ha una voce irregolare, con salti di tono, stridula, a tratti gutturale. Orrenda. La voce di lei è magnifica, le parole sembra cantate, in gola ha un flauto dolce. Mi volto. Lui è un bellissimo uomo, alto, snello, il volto perfetto. Lei una scorfana bassa e con una folta peluria sotto il naso, le gambe corte e storte, una faccia che sembra sia stata appiattita dal pugno di un boxeur.

ARCIDUCA: Che fanno i fidanzati?

BERTOLDO: Coronano con le nozze il loro sogno d’a-more.

ARCIDUCA: E il cavaliere Augusto Peretti e donna Maria?

BERTOLDO: Partecipano con gioia le nozze del figlio paramedico Nunzio con la signorina Fabiola Nicolini.

ARCIDUCA: E l’ingegnere Antonio Nicolini e donna Serena?

BERTOLDO: Partecipano di malavoglia e pronunciando parole alterate le nozze della figlia Fabiola, stupenda creatura e ricca ereditiera, purtroppo incinta, con quello spiantato dell’infermiere Nunzio Peretti, che sin dal primo incontro aveva mentito alla fanciulla presentandosi come dottore otorinolaringoiatra.

ARCIDUCA: Alla festosa cerimonia cosa è seguito?

BERTOLDO: Lancio di riso e sontuoso banchetto nu-ziale.

ARCIDUCA: Dopo aver tagliato la torta?

BERTOLDO: Gli sposini si sono congedati per il breve viaggio di nozze.

ARCIDUCA: Perchè breve?

BERTOLDO: A causa del ricovero della sposa nel re-parto maternità della celebre clinica.

ARCIDUCA: Un proverbio sul matrimonio…

BERTOLDO: Chi prende moglie nullatenente sino alla morte ne risente.

ARCIDUCA: Il matrimonio si poggia sulla fiducia.

BERTOLDO: No, Serenissimo. La fiducia non basta. Come negli incidenti stradali, per le nozze ci vogliono i testimoni.

ARCIDUCA: E la felicità, come si raggiunge?

BERTOLDO: Ti offro una ulteriore sintetica commedia intitolata appunto

“FELICITÀ”

VOCE NARRANTE: Sala da bagno dell’appartamento di Geremia, il quale apre il mobiletto dei farmaci.

GEREMIA: Tranquillanti, sonniferi, sedativi, calmanti, ri-lassanti. (Rivolto alla moglie): Maria, è proprio vero che noi ab-biamo tutto per essere felici!

ARCIDUCA: La fine di un amore, come avviene?

BERTOLDO: Vive con la moglie ma è come fossero separati. Poche parole al giorno, lo stretto necessario. Da anni non escono insieme. Lasciano suonare il telefono a lungo, aspettando sempre che vada l’altro a rispondere. Alla fine di ogni mese la donna bussa alla porta dello studio del marito e senza parlare si colloca davanti alla scrivania. Lui sa che è per il denaro. Apre un cassetto, conta le banconote e glie le porge in silenzio. In silenzio lei se ne va. «Fossimo almeno parenti» brontola l’uomo mentre la moglie richiude delicatamente la porta.

ARCIDUCA: Non hai niente di più allegro?

BERTOLDO: Non vedo niente di più allegro di un cattivo amore che finisce. Vorrei fornirtene un altro esempio. Permetti?

ARCIDUCA: Sia.

BERTOLDO: Scendo dall’autobus e mi càpita sotto i piedi una cassetta sonora. Ha un adesivo con un nome: Marisa. M’incuriosisco e la porto a casa. E’ la cassetta di una segreteria telefonica. Sempre la stessa voce di donna, dev’essere quella Marisa. «Ti amo, Sergio». Altro messaggio. «Ti lascio. Vediamoci un’ultima volta. Mi trovi a questo numero». Altro. «Sergio sei un pidocchio. Mi hai trattata come una schiava. Non farti più vedere. Mascalzone». Altro. «Perchè non mi chiami più? Che cosa ti ho fatto?» (piangendo). «Ultimo avviso. Se stasera non ti trovo sotto l’ufficio, alle cinque in punto, mi sciacquo la bocca con i tuoi amici. E tu sai che ho cose tremende da raccontare…». Potrebbe essere un dramma e suscitare pietà, non fosse per l’accento marcatamente piemontese della donna, le “e” e le “o” smisurate, la mancanza di doppie, la cadenza che i comici televisivi per fare ridere accentuano. Muoio dal desiderio impossibile di sentire lui, se ha risposto, che cosa ha risposto. Chiunque trovi la cassetta sonora della segreteria telefonica con le chiamate di Sergio è pregato vivamente di farmela avere, anche soltanto in pre-stito.

ARCIDUCA: Ti concedo ancora un episodio di crisi familiare.

BERTOLDO: Concedimene due. Dopo un’ennesima lite la donna si rivolge al marito e gli grida: «Io rimango in questa casa soltanto perchè il televisore è al plasma a 60 pollici»

ARCIDUCA: E il secondo?

BERTOLDO: Va a trovare la moglie gravemente am-malata in ospedale. Le ha portato un giornale e una stecca di caramelle con il buco. Dopo pochi minuti: «Devo andare» dice «ho la macchina in doppia fila».

ARCIDUCA: Tutto questo mondo grigio e ipocrita… L’amore finisce quando non ci si piace più..

BERTOLDO: Piacere sempre e piacere a tutti non riesce nemmeno alla pizza Margherita.

ARCIDUCA: Ma non piacere all’Arciduca può costare facile facile una condanna a morte.

BERTOLDO: Per impiccagione?

ARCIDUCA: Proprio così: per impiccagione.

BERTOLDO: Allora non vorrei che al povero boia ac-cadesse ciò che è accaduto a un boia amico mio. Ho ridotto la sua storia in una sintetica commedia dal titolo

“SULLA FORCA”

VOCE NARRANTE: La piazza di un villaggio. In fondo il patibolo pronto per l’impiccagione del condannato. Folla di sfaccendati, tricoteuses, venditori di dolciumi e rinfreschi, ragazzini che hanno marinato la scuola. Il Boia fa salire il condannato sullo sgabello e gli infila il cappio al collo. Vibra il calcio allo sgabello per eseguire l’impiccagione ma lo sgabello non si muove. Riprova ma lo sgabello è irremovibile. Continua a riprovare provocandosi forti dolori al piede, inutilmente, tra l’impazienza delle autorità e del pubblico che rumoreggia. Alla fine, rivolto alla folla:

IL BOIA: Se metto le mani sull’imbecille che ha inchiodato ancora una volta al pavimento lo sgabello del condannato, parola mia, lo impicco!

ARCIDUCA: Non crederai di cavartela con una trage-dia da quattro soldi…

BERTOLDO: Concedimi allora di rimediare con un’altro paio sullo stesso tema. Una l’ho chiamata

“ULTIMO DESIDERIO”

VOCE NARRANTE: Cella della morte nel celebre penitenziario di Alcatraz. Dopo avere messo a punto i fili, le valvole e gli interruttori della sedia elettrica il boia si rivolge al condannato.

Il BOIA: Esprimi il tuo ultimo desiderio. Una sigaretta?

Il CONDANNATO: Ci mancherebbe altro! Il fumo nuoce gravemente alla salute.

ARCIDUCA: Peggio della prima. .

BERTOLDO: Sicuramente la terza è peggiore delle altre due. Titolo

“LA BOLLETTA”

VOCE NARRANTE: Stessa scena. Il boia è sempre quello. Cambia il condannato. In più è presente il direttore del penitenziario. Il boia stringe la mano al condannato e va al pulsante della sedia elettrica. Lo preme. Non succede nulla. Lo ripreme. Niente. Il condannato incomincia a seccarsi per l’inutile attesa.

IL CONDANNATO: (innervosito) Che cos’è questa sto-ria?

IL BOIA: Non c’è corrente.

IL DIRETTORE DEL PENITENZIARIO: Mannaggia, abbiamo dimenticato di pagare la bolletta.

ARCIDUCA: Come commenta il popolo la legge che ho appena promulgato per colpire le molestie sessuali?

BERTOLDO: Dice che è una legge sbagliata dal mo-mento che il più delle volte si tratta di modestie sessuali.

ARCIDUCA: Qual è il comandamento che condanna gli atti impuri?

BERTOLDO: Il sesso comandamento. E sai, Maestà, che cosa succede quando alla signora viene a mancare il silicone? Zero zero tette…

VOCE NARRANTE: Dilaga con sghignazzi l’allegria tra i cortigiani per il dubbio gioco di parole, mentre all’Arciduca, uomo verecondo e morigerato, forse anche casto, la piega assunta dal discorso incomincia a procurare angoscia e irritazione.

ARCIDUCA: Alabardieri!

BERTOLDO: Al Cremlino è conservato il tesoro di Priamo. Nei sex shops il tesoro di Priapo.

ARCIDUCA: Queste tue squallide battute offendono il buon gusto e suscitano ilarità soltanto nelle menti degli stolidi. Sarai rinchiuso nelle prigioni segrete del Palazzo e ai cortigiani, che sembrano divertirsi un mondo alle tue sconcezze, sospenderò per un mese l’appannaggio.

I CORTIGIANI: (cessano istantaneamente di ridere).

BERTOLDO (preso dalla foga): Dilaga ormai il turismo sessuale. Per molti viaggiatori la Thailandia rappresenta la loro patria di erezione.

ARCIDUCA: Adesso basta, brutto canchero!

BERTOLDO: L’ultima catastrofica erezione del Vesuvio risale al 1854…

ARCIDUCA: Ho detto basta, gaglioffo, o ti metto alla gogna…

BERTOLDO (imperterrito): Tra qualche mese quattro-cento milioni di cittadini prenderanno parte alle erezioni europee… Un fenomeno di massa…

ARCIDUCA (sempre più indignato): Villano tristo e scellerato! Alabardieri!

BERTOLDO (ormai irrefrenabile, rivolto ai cortigiani): Sia-te prudenti, gentiluomini. Non lasciate mai le impronte digitali sul seno della ragazza.

ARCIDUCA (fuori di sè): Armigeri! Portatelo via!

BERTOLDO (scalciando e ribellandosi alla forza pubblica recita tutto d’un fiato): Quel giudice sessagenario di Sessa Au-runca vede sesso a destra e a manca, senza provare il minimo sesso di colpa e sino a perdere il sesso morale, il sesso critico, il sesso della misura e il sesso dell’orientamento. Commina condanne ai sessi del Codice (ah!) Penale con frasi a sesso unico prive di sesso. In un certo sesso, con un poco di buonsesso o di sesso comune, potrebbe far come l’assessore, che evitando i doppisessi e i sessi vietati si è liberato dell’ossessione e gode (dico in sesso figurato) di un liberatorio sesso di benessere.

VOCE NARRANTE: Mentre gli sbirri trascinano Ber-toldo nelle segrete del Palazzo l’Arciduca congeda i cortigiani con minacce e male parole. Rimasto solo prende a percorrere il salone in su e in giù a grandi passi e ad andatura sostenuta, tentando invano di ripetere a se stesso la scandalosa filastrocca.

Sipario

Published by
Marco Benedetto