MILANO – Cesare Geronzi e Giovanni Bazoli: “Arzilli vecchietti”, come li aveva definiti Diego Della Valle o “banchieri di sistema” come preferiscono definirsi loro stessi? Di certo c’è che il rapporto forte che lega Geronzi a Bazoli è stato cruciale per la storia italiana degli ultimi trent’anni, una storia in cui le banche hanno pesato molto sull’economia intrecciandosi molto con la politica.
È il capitalismo italiano com’è stato finora e come forse non sarà più: un sistema le cui leve del potere sono concentrate in poche mani e dove le relazioni contano molto più delle azioni. E la relazione fra Geronzi e Bazoli, specialmente dalla fine del millennio scorso in poi, è stata ottima.
Artefici e protagonisti delle grandi fusioni che hanno portato alla nascita dei due più grandi gruppi bancari italiani, rispettivamente UniCredit e Intesa SanPaolo. Hanno un legame “visibile a occhio nudo” della presentazione del libro-intervista su Geronzi, “Confiteor”, a cura di Massimo Mucchetti.
Con Geronzi, ha ammesso il numero uno di Intesa SanPaolo, c’è stata una ”collaborazione leale, lineare per la stabilizzazione del sistema” bancario nazionale. Il Professore (Bazoli) ha quindi fatto un veloce excursus degli ultimi trent’anni fino a ricordare lo strappo del 2006 quando l’ad di Capitalia, Matteo Arpe, acquistò un 2% di Intesa per sottrarre l’istituto romano dal rischio di un’Opa. Eventualità questa che però il Professore ha allontanato con fermezza: ”Non c’è mai stata e andai da Cesare per rassicurarlo in proposito”.
Bazoli ha riconosciuto a Geronzi il merito di aver detto dei no a Berlusconi: “Si sentiva sicuro davanti a Berlusconi e a differenza di altri gli ha detto dei no” perché “tra le qualità di Berlusconi c’è quella di essere una persona riconoscente e la banca di Geronzi gli era stata vicina” negli anni difficili. (Leggi: “Così Geronzi salvò Berlusconi nel 1993”). “A seguito di questa riconoscenza” Geronzi ha potuto dire dei no al patron di Mediaset e presidente del Consiglio all’apice della sua potenza.
La copertina di Confiteor, libro intervista di Massimo Mucchetti e Cesare Geronzi (Feltrinelli, pp. 364, 18 euro)Dal canto suo Geronzi, che a più riprese ha chiamato Bazoli con il soprannome di Nanni, ha concluso il suo intervento rivolgendosi al professore con queste parole: ”Noi abbiamo fatto tutto questo” lavoro ”in questi anni con spirito di indipendenza e con la volontà di restare tali e con la voglia di migliorare il sistema. Credo di doverti tutta la mia riconoscenza”.
Nel libro-intervista con Mucchetti, “Confiteor”, la riconoscenza di Geronzi traspare in più passaggi:
Della Valle ha definito me e il professor Giovanni Bazoli gli “arzilli vecchietti”. Stupito, chiesi a Nagel se poteva farlo ragionare, riportarlo nella civiltà […] Ne parlai anche con Bazoli […] Lo trovai disgustato da tanta protervia. “Ma Nanni,” gli dissi, “tu non ti devi preoccupare”. […]
Ma chi ha reso possibile, sulla base di valutazioni aziendali e al fine di rafforzare l’autonomia del primo quotidiano italiano, il ritorno di de Bortoli alla direzione del “Corriere”? Il signor Geronzi, insieme con il signor Nanni Bazoli. […]
Una volta, a Eugenio Scalfari che gli chiedeva che cosa fosse per lui l’establishment, Guido Carli rispose che l’establishment era quell’insieme di persone con importanti responsabilità che, anche nei dispareri, trovano sempre un terreno comune di dialogo sulle questioni di interesse generale. Ecco, la minaccia francese su Mediobanca, e dunque su Generali, coinvolgeva l’intero sistema finanziario. Per questo ne volli parlare in via preliminare con Bazoli che andai a trovare, per la bisogna, nel suo ufficio a Ca’ de Sass. […]
Sì, dicevo che lei (Massimo Mucchetti, ndr) è tornato a scrivere come merita sul “Corriere” grazie a me e a Bazoli. […]
Nanni e io non siamo uomini da fare conteggi tanto piccini. Bazoli ascoltò la rappresentazione della nuova realtà, che gli feci, senza mai interrompere. Alla fine disse: “Se questo è il volere della maggioranza, non sarò io a mettermi di traverso”. Come sempre, Nanni si dimostrò un uomo responsabile. […]
Il patto di sindacato di Rcs ratificava decisioni già prese. È vero che, nel lasciare questo mondo, l’Avvocato aveva affidato quel suo compito di regia al professor Bazoli. Ma le società editoriali con un azionariato plurale non possono reggersi soltanto su mandati di questo genere, per quanto possano apparire suggestivi. Serve la convergenza di posizioni forti. Come Capitalia prima e poi come presidente di Mediobanca e Generali, ho sempre condiviso con Nanni le grandi decisioni così da aggregare i più vasti consensi. […]
Sono stato definito un banchiere di sistema. Mi sta bene. Il Paese ha avuto bisogno a lungo di chi esercitasse questa funzione cruciale di equilibrio e riequilibrio. Mi piace dire che non sono stato solo. L’altro banchiere di sistema è Bazoli. Entrambi non abbiamo di certo trascurato la redditività e gli interessi aziendali, accanto a quelli generali che non possono considerarsi irrilevanti e che riguardano innanzitutto lo sviluppo dell’economia e la tutela del risparmio.
[…] Ci siamo conosciuti nelle riunioni dell’Abi. Alla cui presidenza l’ho più volte candidato, senza che lui accettasse, negli anni 90. L’inizio vero della nostra collaborazione, se così vogliamo chiamarla, risale alla convergenza sull’intervento sulle Generali nel 2003 che si era accompagnato ad alcune cene a casa del presidente Ciampi […]
Geronzi: “I due protagonisti del romanzo (“I Duellanti” di Conrad, ndr) sono entrambi ufficiali di Napoleone. Bazoli e io siamo entrambi banchieri. Storie familiari e formazione professionale ci rendono diversi…”
Mucchetti: “Lui viene dall’alta borghesia, lei dal popolo, lui è un cattolico lombardo, legato al cardinale Martini, lei un cattolico romano, amico dei cardinali Sodano e Bertone…”
Geronzi: “Ma, a differenza del patrizio d’Hubert e del Feraud dalle umili origini, non abbiamo mai incrociato le lame. Anzi, dalle Generali a Telecom Italia, dalla Fiat a suo tempo fino a Rcs MediaGroup abbiamo sempre trovato un’intesa che, nelle condizioni date, faceva bene alle nostre banche e al Paese”. […]Senza carisma, non avrei potuto guidare migliaia di persone. Ma stavamo dicendo del potere. Il potere bisogna anche conservarlo. E ci si riesce soltanto se sì è capaci di essere educati ma franchi quando gli spazi per il compromesso svaniscono, e poi di mantenere la parola. Se un giorno qualcuno chiederà a Nanni Bazoli: “Ma Geronzi è mai venuto meno a un impegno che ha preso con lei?”, questo qualcuno si sentirà rispondere: “Mai”.