Il “Confiteor” di Cesare Geronzi: “La massoneria conta più di quanto si immagini”

Massimo Mucchetti intervista Cesare Geronzi: “Confiteor” (Feltrinelli, pp. 364, 18 euro)

ROMA – Cesare Geronzi parla del “peso” della massoneria nel suo “Confiteor” a Massimo Mucchetti (Feltrinelli, pp. 364, 18 euro). La massoneria conta molto più di quanto si immagini: negli organi dello Stato, nelle Forze Armate e nei servizi, nella politica e nell’università Geronzi vede un intreccio di “solidarietà trasversali” e di legami con il “mondo anglosassone”.

“Due o tre cose che so sulle logge” è il capitoletto dedicato ai “cappucci” nel libro-intervista di Mucchetti-Geronzi. La P2, Bisignani, Berlusconi, Gianni Letta, l’Opus Dei, Mediobanca e la messa annuale in memoria di Raffaele Mattioli, gli olandesi della finanza “massoni di rito scozzese”, e quella scrivania di un alto cardinale che aveva intarsiato il simbolo del triangolo e del compasso…

Geronzi: “D’altra parte è proprio in questi apparati burocratici dello Stato, e in questi includo anche gli alti gradi delle Forze Armate e dei servizi, che si annodano legami e solidarietà trasversali, che si connettono con la politica e l’accademia, con ampie relazioni internazionali, specialmente nel mondo anglosassone…”

Mucchetti: “Non starà parlando della massoneria?”

Geronzi: “E invece parlo anche della massoneria. Conta davvero, molto più di quanto si immagini”.

DUE O TRE COSE SULLE LOGGE

Mucchetti: “Ci sono fratelli con il cappuccio in banca?”

Geronzi: “Meno di quanto si creda, ma qualcuno c’è, e pure di gran rilievo in Italia e all’estero. Il presidente Cossiga mi confortava nella mia elastica resistenza agli olandesi, avvertendomi che erano per lo più massoni di rito scozzese”.

Mucchetti: “E nella finanza ci sono molti fratelli?”

Geronzi: “Pullulano. Ma lei non ha idea di dove ho trovato una volta i simboli del triangolo e del compasso”.

Mucchetti: “Dica”.

Geronzi: “Una volta andai a trovare nel suo nuovo ufficio in Vaticano un importante prelato che era appena stato elevato alla porpora cardinalizia.  Nell’avvicinarmi alla sua scrivania rimasi di sale. Sul montante lungo era applicato un tondo che recava in bassorilievo i simboli massonici. “Eminenza, ha visto il davanti della sua scrivania?” “No, non ci ho badato, me l’anno mandata su dai magazzini della Curia per arredare l’ufficio. Che c’è?” rispose il cardinale Piacenza. Capisce? Di qualcuno sarà ben stata quella scrivania: di qualcuno che in quei luoghi non temeva di esporre quei simboli. In seguito, quando mi capitò di tornare a far visita al cardinale, constatai che il tondo massonico era stato sostituito con un tondo semplice”.

Mucchetti: “Le logge sono tante. La più famosa è stata la loggia P2, anni settanta. Vi erano affiliati Silvio Berlusconi, all’inizio della sua avventura televisiva, e Luigi Bisignani, allora giovanissimo: due suoi importanti interlocutori”.

Geronzi: “Negli anni settanta lavoravo in Banca d’Italia. Dopo la pubblicazione degli elenchi, risultarono iscritti quattro colleghi che, pur negando la loro partecipazione alla loggia, furono subito posti su un “binario morto”, completamente emarginati. Ai tempi della P2 non conoscevo né Berlusconi, che pure ha fornito motivazioni della sua tessera, né Bisignani. Ma una volta scoperta, la P2 venne meno. Ora è materia per gli storici. Prima che me lo chieda, le dico che non ho mai fatto parte di associazioni riservate di nessun tipo. Né sono mai stato inserito in cerchie particolari. Per esempio, non ho mai partecipato alla messa annuale in memoria di Raffaele Mattioli che Mediobanca organizza all’abbazia di Chiaravalle, alle porte di Milano”.

Mucchetti: “L’ateo Mattioli volle qui farsi seppellire nella nicchia dove nel secolo XIII giacquero i resti di Guglielma la Boema, grande eretica proto femminista milanese, fino a quando vennero riesumati e bruciati sul rogo dell’Inquisizione in piazza Vetra insieme ai suoi seguaci, i cosiddetti guglielmiti”.

Geronzi: “Rimandi storici suggestivi. Ma quei riti a me, romano, sembrano un modo per definire e via via integrare con nuove leve una cerchia di seguaci, che vuole essere esclusiva. A fare la selezione, naturalmente, è chi, spesso del tutto inadeguato al confronto, si autoelegge a custode dell’eredità culturale di quel grande banchiere, e se ne fa scudo”.

Mucchetti: “Lei non appartiene a cerchie ma ha finanziato con qualche decina di migliaia di euro una fiction su Escrivá de Balaguer, il fondatore dell’Opus Dei”.

Geronzi: “In occasione della causa di canonizzazione di Escrivá, venni contattato per la testimonianza del caso. Del resto, ricorda quante rispettabilissime persone presero parte alla cerimonia di canonizzazione? Si, abbiamo dato qualcosa per quella produzione. Ma questo non significa aderire all’Opus Dei. Un’associazione che peraltro rispetto, che conta adepti del livello di Ettore Bernabei”.

Mucchetti: “Dicevamo di Berlusconi e di Bisignani”.

Geronzi: “Mi permetta un’osservazione generale: la damnatio memoriae per aver avuto la tessera della P2 tocca ad alcuni e non ad altri. Sbaglio o Michele Santoro, campione dell’antipiduismo televisivo, faceva volentieri coppia con Maurizio Costanzo?”

Mucchetti: “Lo faceva in trasmissioni contro la mafia”.

Geronzi: “E faceva bene. Ma voleva pure costruire con lui una televisione alternativa. La chiamavano Telesogno. Tanto ci dice che Costanzo veniva considerato per quello che faceva tempo per tempo e non bollato per sempre per aver preso, anni prima, quella tessera. Anche gli altri andrebbero giudicati con lo stesso metro. Rigoroso, ma non certo di definitiva condanna per sempre, a prescindere dai comportamenti dell’oggi. Quanto ai miei rapporti con Berlusconi – ne abbiamo parlato e ne riparleremo ancora a proposito del “Corriere” – non avevamo bisogno di intermediazioni di alcun genere. E così le ho già risposto anche per Bisignani. Le pare che per fare la Banca di Roma o per realizzare la fusione Capitalia-UniCredit c’era bisogno di Bisignani? Via. Diamo le giuste proporzioni alle cose.

Mucchetti: “Gianni Letta, dicono, si pone all’incrocio tra logge e cilicio, tra massoneria e Opus Dei”.

Geronzi: “Fantasie. Illusioni. Invidie. Conosco il dottor Letta da almeno trent’anni. Lui è all’incrocio di tutto, conoscendo lui tutti e con tutti intrattenendo relazioni cordiali. Ma questo non ne fa un burattinaio. Posso non essere d’accordo con lui su qualche questione. È capitato e potrà ancora capitare. Ma ciò non mi porta ad associarmi a queste dicerie”.

Mucchetti: “Lei può fare nomi di massoni importanti e connetterli a episodi precisi, affari, politica, a quello che vuole?”

Geronzi: “Non me lo chieda. Le posso solo dire che chi fa il mestiere che ho fatto io riesce a spiegare tante cose soltanto come il risultato di solidarietà occulte e inconfessabili”.

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