
Appena pubblicati, i diari di Mussolini (o presunti tali) sono giĆ diventati un caso. Il lavoro, curato da Marcello Dell’Utri ed Elisabetta Sgarbi, ha fatto storcere il naso a molti critici e storici, che hanno messo in dubbio l’autenticitĆ dell’opera.
Un articolo di Malcom Pagani pubblicato su Il Fatto Quotidiano ha ricostruito i dubbi di alcune “personalitĆ ” del campo: “Smentisce Edda Ciano, nel 1994, qualche mese prima di morire: āSoltanto parole buttate al vento come molte altre cose che si sono dette su mio padreā.
Nega risolutamente Luciano Canfora, picchia duramente Emilio Gentile, al termine di unāindagine durata due mesi e non poche ore al tavolo di un ristorante di confine, come accadde a Denis Mack Smith anni prima. Gentile mette in fila omissioni, elementi mancanti che nellāesistenza di Mussolini assunsero un ruolo chiave. Nota lāassenza di giudizi sui gerarchi del partito e di commenti sui libri letti: āMentre ĆØ certo che le note di lettura erano una caratteristica dei diari di Mussoliniā”.
E non ĆØ una questione prettamente “politica”, sottolinea Pagani. Non sono cioĆ© solo gli antagonisti politici di Mussolini a non credere che questo diario sia autentico: “Non ĆØ solo la storiografia di sinistra a dubitare, ma anche profondi studiosi del periodo di destra come Giordano Bruno Guerri: āLa mia impressione che si tratti di un falso ĆØ nettissimaā e docenti alla Cattolica di nome Marino Viganò: āQuesti diari si devono smascherare (ā¦) ĆØ pressochĆ© inutile una perizia di carta, inchiostro e grafiaā.
A Bompiani che ha publicato i Diari sostenendo di non dover dare un giudizio di veridicitĆ a un sedicente libro storico (perchĆ© una prova regina, in un senso o nellāaltro non esiste), scrive Pagani, “ĆØ riuscito il miracolo che lo stesso Duce non realizzò se non a prezzo della dittatura: unire mondi inconciliabili, far parlare, con la stessa opinione, gente delle più diverse estrazioni”.
Pagani racconta poi di alcuni scritti, attribuiti al Duce, “che se non fossero tragici, farebbero sorridere, che il grottesco si fonda con lo straniamento. 13 novembre 1938, si vota la legge per la difesa della razza. Nei falsi diari, Benito ha la pietas di Madre Teresa: āSi vorrebbero espellere gli ebrei dal Partito. No-non approvoā. O ancora, nelle riflessioni dellā11 febbraio 1939: āIo sono contro le leggi razziali. Gli ebrei vivano come hanno sempre vissuto. La razza ariana o no, per me ĆØ la stessa cosaā.
Se lāintento, dice Pagani, ĆØ “autoassolutorio, potrebbe far propendere qualche esegeta sullāautenticitĆ delle pagine ripensate allāuopo, in attesa di processi che il corso degli eventi renderanno inevitabili, sono le spudorate copie dei resoconti dei giornali dellāepoca, le date di compleanno sbagliate di Mussolini stesso (notevole deviazione nel non-sense), gli errori ortografici: āIl movimento popolare iniziato da Marx ed Hegel (sic)ā, i nomi delle persone che il Duce conosceva bene da alcuni anni, riportati come se Mussolini li incontrasse per la prima volta, gli elogi a DāAnnunzio (in realtĆ detestato) a dare davvero la cifra dellāinganno”.