Dante si ispirò al Corano per la Divina Commedia? Si svegliò nel sonno e guidato da un angelo volò in sella a un destriero e sorvolò l’inferno, assistendo a tremende torture inflitte ai dannati. Pene e torture diverse per ogni girone e per ogni peccato. Poi, sorvolato l’inferno, iniziò ad ascendere verso il paradiso incontrando vari profeti fino ad arrivare al cospetto di Dio.
Questo è il cosiddetto Isrāʾ e Miʿrāj, il miracoloso viaggio notturno di Maometto raccontato nel Corano. Vi ricorda qualcosa? Niente?
Il viaggio nell’inferno? I dannati torturati in base ai peccati? L’ascesa verso il paradiso? Niente?
Beh, a molti l’affascinante viaggio notturno di Maometto ha ricordato proprio… la Divina Commedia di Dante. E’ un dibattito lungo, affascinante e davvero complicato ma da oltre cent’anni gli studiosi si continuano ad interrogare: ma il viaggio di Maometto ha in qualche modo influenzato il sommo poeta?
Dante si è ispirato al Corano? Entrare nei dettagli della vicenda in poche righe sarebbe davvero impossibile. Qui, in questo contesto, possiamo solo limitarci ad evidenziare l’esistenza della questione.
L’ipotesi, lanciata sul tavolo per la prima volta dallo studioso gesuita Miguel Asín Palacios, generò una feroce polemica fra vari studiosi.
Secondo lo studioso in modo o nell’altro Dante sarebbe potuto entrare in contatto con i libri del Mi’rāg (“ascesa”) grazie alle varie traduzioni del racconto in lingue volgari. Traduzioni che furono diffuse anche nel mondo cristiano.
Un’ipotesi affascinante, quella del gesuita Miguel Asín Palacios. Ma c’è anche da dire che il viaggio negli inferi e la risalita verso il paradiso è una sorta di leggenda che si è moltiplicata nel tempo nelle varie culture e tradizioni. Non solo ovviamente quella islamica.