da: Il Sole 24 Ore
È una pergamena bianca perfettamente conservata in cui, con una scrittura elegante e posata, un notaio, nel giugno del 1233, a Catania, conferma un privilegio imperiale al monastero di San Salvatore, vicino a Messina. Deve essere stata scritta in modo lento, con attenzione a ogni singola lettera: chi scriveva sapeva d’altronde che stava scrivendo per conto dell’imperatore. Un buco pochi centimetri dopo la fine del testo mostra il punto esatto in cui era stato posto il sigillo d’oro, portato via chissà quando, che rendeva l’atto ufficiale.
A prima vista sembrerebbe uno dei tanti documenti del Medioevo siciliano giunti fino a noi. Ma a guardare con attenzione il testo si comprende che chi ha scritto la pergamena non era solo un funzionario imperiale di alto rango ma era anche il primo grande poeta italiano. Nelle ultime righe della pergamena si legge infatti che l’atto è vergato “per manus Iacobi de Lentino Notarij et fidelis nostri”; in cui quel “nostri” si riferisce a Federico II di Svevia; e quel “Iacobi da Lentino” altri non è che Giacomo da Lentini, massimo poeta della Scuola siciliana e inventore della più longeva delle forme poetiche europee, il sonetto.
Si tratta del primo documento interamente autografo del poeta della corte di Federico II. Lo ha trovato Giuseppina Brunetti, ricercatrice di…