Luigi di nome, di mestiere re di Francia: sotto la lente di Gadda, un ritorno in libreria col marchio Adelphi, di un capolavoro di 70 anni fa.
Il 25 marzo del 1952, alle ore 21, sul Terzo Programma Rai venne diffusa per la prima volta “Serate a soggetto”, una trasmissione radiofonica culturale. Per essa Carlo Emilio Gadda scrisse i testi delle puntate dedicate ai quattro Luigi re di Francia. Già apparsi in un volume nel 1964, oggi quei testi sono raccolti dalla casa editrice Adelphi nella collana Piccola Biblioteca con il titolo “I Luigi di Francia” a cura di Martina Bertoldi.
Il progetto iniziale del 1952 della Rai includeva tutti e quattro i Luigi; in realtà poi ci si fermò a tre: Luigi XIII, Luigi XIV e Luigi XV.
Nella “Nota al testo” di questa nuova edizione, si legge che a guidare Gadda nella scelta del tema “furono senza dubbio ragioni di carattere affettivo, legate alla memoria della madre. E all’amore sempre vivo che nutriva nei confronti della Francia e della sua cultura. Ma anche la possibilità che il tema gli offriva. Esprimere e sostenere, mentre ancora bruciava il ricordo delle distorsioni ideologiche del ventennio fascista, una precisa idea di storiografia, di matrice squisitamente francese” (pagina 233).
Dunque un saggio storico si direbbe, ed effettivamente lo è, o almeno lo è nella sua struttura portante, nel cuore delle pagine.
Ma nello scorrere della narrazione emerge anche un altro aspetto fondamentale del carattere di questi testi: l’aneddotica.
“Il mondo dei Luigi, rivissuto attraverso i diari dei medici di corte, le memorie dei Grandi e delle cameriere, le relazioni degli storiografi. Da esse Gadda ritagliava, traducendoli stupendamente, superbi frammenti, era quanto vi poteva essere di più congeniale alla sua avida curiosità e al suo genio di storico” (pagina 233).
Ad esempio “le pagine dedicate a Luigi XIII attingono in particolare, esplicitando il debito, ai memorialisti. Si va da Héroard, medico del re, a Madame de Motteville, passando per le testimonianze di un fantomatico inviato del «Mercure Français», di Charles Bernard, del cardinale Richelieu, dei marchesi di Montpouillan e di Montglat. Senza dimenticare Lavisse e Michelet, pure menzionati” (pagina 246).
L’equilibrio tra aneddotica e storia fa di questo libro uno strumento particolare.
Il linguaggio utilizzato ha il sapore del pettegolezzo, talvolta anche irriverente, financo ironico. È l’effetto benevolo delle continue citazioni ma anche della sapienza di Gadda che assorbe le storie per restituirle con spirito ed eleganza.
Come nel caso della discussa paternità di Luigi XIII. I reali coniugi, Luigi XIII e Anna d’Austria, pare che non riuscissero a dare un Delfino alla Francia.
“Richelieu, buon teologo oltre che politico eccellente, non voleva sformar le cose. Gli venne piuttosto l’idea di sostituirsi al Re, moroso o carente che il Re fosse, collaborando di persona alla preparazione di un Delfino” (pagina 86).
Però, ad Anna, il Cardinale Richelieu non piaceva; troppo “autoritario, nervoso, tutto teso a uno scopo, agitato in continuazione da una specie di febbre, violento, anche, a tratti, le lunghe ore di spietata determinatezza o le esplosioni di prepotenza isterica del ministro cardinale riuscivano egualmente repellenti alla regina e alla donna” (pagina 89).
Insomma, ad Anna Richelieu proprio non andava.
Intanto “Luigi deperiva d’anno in anno. La tubercolosi gli consumava le budella” e nessun bambino era venuto al mondo. Tant’è – ci racconta Gadda – che alla fine Anna rimase incinta: “Ci fu, nella foresteria di un monastero, una notte d’amore. La badessa, più coscienziosa di Luynes, accompagnò Luigi il moribondo fino al talamo di Anna. L’indomani mattina, tutt’intorno, le campane suonavano a festa. La Francia era salva.” (pagina 90).
Gadda chiosa la vicenda con una frase tanto onesta e sibillina che insinua il dubbio senza far peccato: “Le persone pie gridarono al miracolo. Gli increduli, che allora si chiamavano libertins, sorridevano del caso” (pagina 92).
Il lettore si trova quindi immerso nelle vicende dei sovrani di Borbone, la Francia che va dal 1601 fino alle soglie della Rivoluzione del 1789, un’escursione che percorre le vie principali della storia ed i rivoli nascosti dei racconti, delle testimonianze personali, delle confidenze rivelate in un memoriale o nelle rappresentazioni dei grandi studiosi della storia.
I continui cambi di prospettiva imprimono a questi testi un ritmo sostenuto che però non stanca. Gadda sviluppò il progetto consapevole che avrebbe avuto una divulgazione radiofonica. Questo però non gli impedì di costruire una narrazione che si fruisce senza difficoltà anche nelle pagine.
La struttura del libro è semplice. Tre capitoli, uno per ogni Luigi; poi una Nota al testo, un’Appendice e un Indice delle illustrazioni. Il formato compatto della collana Piccola Biblioteca dell’Adelphi garantisce un’edizione ben curata che non si fatica a tenere tra le mani. Ma è poi il contenuto dei testi che affascina.
«I Luigi» si fanno strada citazione dopo citazione.
Il lettore scorre nella linea della Storia passando dai grandi ai piccoli fatti. È una rappresentazione nella quale i personaggi delle vicende «testimoniano» un’epoca dove i destini degli imperi rimanevano in bilico tra eserciti e matrimoni di convenienza e le congiure di palazzo si alternavano a vere o presunte vicende amorose.
Come nel caso della Regina di Francia Anna d’Asburgo, moglie di Luigi XIII.
Nelle memorie di una sua cameriera, si legge che “il duca di Bellegarde, per quanto vecchio, fu anche lui di quelli che s’innamorarono di Sua Maestà. Era stato il favorito di due re. E la fama ne correva ancora con tanto scalpito, che la Regina non ricusò di ricevere i fumi dell’incenso. Da cui la sua reputazione non avrebbe potuto essere offuscata, dati gli anni che si erano appollaiati sulle spalle del Duca.
È stato detto che fossero la principessa di Condé e altre dame della Regina a consigliare questa pazzia al vecchio bellimbusto superstite ormai al suo secolo, ch’era stato il secolo della galanteria e delle belle donne.
È stato anche detto che la Regina, avendo risaputa la cosa, sia andata su tutte le furie. Ma poi tutto ridivenne gioco. Il Re stesso, per quanto incline a gelosia, entrò nel gioco senza troppo malumore.
Più grave invece la faccenda del duca di Buckingham: il solo, forse, ch’ebbe l’ardimento di andare all’attacco del di lei cuore” (pagina 48).
E poi, ovviamente, c’è Gadda, che assembla, cuce, smussa con gusto e riconoscibile passione per la Storia.
La sua prosa lascia il segno su ogni pagina. Ne è testimonianza un frammento nella parte dedicata a Luigi XV, quando scrive del duca Luigi Enrico di Borbone futuro principe di Condé.
“Il Re, intanto, era entrato nell’età maggiore, avendo compiuto i tredici anni. Per questo motivo, il signor Duca non fu Reggente, ma soltanto primo ministro del Re. Aveva trentun anni. Era orrendo, di faccia. E guercio, anche. Appollaiato alto alto su due lunghe gambe scheletriche da parer due trampoli, schiena incurva, naso di vecchia, palpebre cadenti, somigliava uno spaventacchio per i passeri.
Dicevano che fosse estremamente scemo. Ma con la storia di Law e del système lo scemo aveva realizzato dei guadagni. Enormi: da fare invidia a un banchiere” (pagina 157).
Non c’è dubbio, la perspicacia è quella del “commissario Francesco Ingravallo”. Ma qui non siamo in “quer pasticciaccio brutto”: qui luccicano le figure dei sovrani di Borbone e della società francese del tempo.
“I Luigi di Francia”, di Carlo Emilio Gadda, Adelphi, pp. 305, € 15,00 formato cartaceo.