MILANO – C’è Massimiliano, che ha lasciato un posto fisso al Teatro Regio per vendere scenografie via internet, Alessandro che si è licenziato da una multinazionale per fare il dog sitter, o Patrizia che ha abbandonato un posto da manager in una finanziaria milanese per diventare nail artist (decoratore di unghie). Sono solo tre delle tante storie di Wwworkers, i lavoratori della rete italiani, che lasciano un contratto sicuro per lanciarsi in originali attività online. Oltre duemila di questi casi sono stati raccolti da Giampaolo Colletti, esperto di media digitali e animatore del circuito Altra tv, nel suo libro edito dal Gruppo 24 Ore (Wwworkers, come abbandonare il posto fisso e trasformare la propria passione in lavoro online) e appena arrivato nelle librerie di tutta Italia.
Un progetto che parte da un sito lanciato da Colletti per raccogliere le esperienze dei tanti italiani che si guadagnano il pane online. Un anno e duemila storie dopo, nasce il libro con la raccolta dei duecento casi più interessanti e curiosi, utili per tracciare un primo profilo del lavoratore online tipico. Giovani smanettoni delle grandi metropoli? Niente affatto. I lavoratori della rete italiani sono spesso degli over 50, in più di sei casi su dieci sono donne, e abitano in provincia o nei piccoli centri. Si pensi soltanto alla famiglia di pastori sardi che anima il sito SardiniaFarm, autori di un vero e proprio videoblog che permette di seguire la vita delle pecore e di “adottarne” i prodotti.
Tanti italiani abbandonano il posto fisso (o precario) per seguire un sogno online, ma altri sono invece spinti dalla necessità di reinventarsi per tornare in un mondo del lavoro che li ha respinti. “In un momento di forte crisi economica come quello che stiamo vivendo – spiega Giampaolo Colletti – si tratta spesso di una scelta obbligata in seguito all’estromissione dal mondo del lavoro tradizionale”. Le attività online diventano così una soluzione per tante donne allontanatesi (o cacciate) dal lavoro per la maternità, o per non più giovanissimi che hanno ancora voglia di sperimentare progetti nuovi.
Anche se i soldi non sono ancora tanti (la maggior parte dei wwworkers guadagna meno di quanto potrebbe con un’attività tradizionale), migliora la qualità della vita e l’organizzazione si plasma sulle proprie esigenze. Quasi sempre si tratta infatti di piccole attività commerciali o di servizi offerti sfruttando la vetrina di internet, con la possibilità di coltivarsi delle community di utenti affezionati con cui dialogare e lavorare. Il concetto di Pmi familiare, che già ha costruito la struttura produttiva italiana, si ripropone insomma anche nel mondo della rete.
