Maschio in crisi? “Modi bruschi” contro la “dittatura dell’unisex”. La Cecla: “A scuola torniamo alle classi separate”

Anche quest’anno sulle spiagge si ammasseranno e si mostreranno corpi femminili e maschili, accomunati dal pensiero unico della depilazione. Sulla strada per il mare, cartelloni pubblicitari ci metteranno davanti facce e muscoli di uomini bellissimi quanto efebici e de-mascolinizzati. “Dove è finito il maschio?”, si domanda l’antropologo Franco La Cecla in “Modi bruschi” (Elèuthera, pp. 167, 13 euro), dando delle risposte non scontate e in alcuni passaggi provocatorie.

«Spot e manifesti ci impongono come attraente e vincente un modello di uomo che piace ai gay, bello ed etereo, mentre il maschio per eccellenza, non è “bello”, né troppo curato, anzi è sempre un po’ dis-graziato, nel senso di privo di grazia».

Un “disgraziato” messo in crisi e logorato da decenni di “politically correct”: «Un altro discorso assurdo è quello che si fa sul desiderio maschile, bollato come immorale. Gli uomini sono considerati dei “maiali”. Il desiderio femminile invece viene considerato in assoluto un valore, quasi santificato, laddove quello maschile è tutto “sbagliato”. Questo è ridicolo, perché non esistono gli uomini senza le donne e viceversa».

Quello che manca, secondo La Cecla, è “un’educazione alla differenza”. La ricetta che propone va contro gli studi dei maggiori pedagoghi: «Il fatto che le scuole abbiano classi miste non aiuta. E’ una cosa che va messa in discussione: la maniera di crescere degli adolescenti maschi e femmine è diversissima come le loro esigenze educative». Nella fase puberale quindi «andrebbero ripristinate le classi separate. Una delle cose più stupide è pensare che ci sia una democrazia sessuale, secondo la quale uomini e donne avrebbero bisogno delle stesse cose».

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