
Montaigne versione terra terra, dal mal di denti all’impotenza sessuale della vecchiaia: quello che in fondo ci piace più dei grandi, la dimensione umana che ce li rende uguali, la dimensione della camera da letto e della toilette, ce lo propone, riferito a Michel de Montaigne, Daniela Ranieri, scrittrice contro corrente e mai banale, sul Fatto.
“La caduta di un dente è un’anticipazione innocua della morte e la vecchiaia una sottrazione progressiva a se stessi, affinché “l’ultima morte” (“un quarto d’ora di patimenti senza conseguenze né danno” che “non merita istruzioni particolari”) sia meno perentoria e funesta.
“E dal dente al pene – delle cui performance spesso si lamenta – tre secoli prima di Freud, Montaigne compie un passaggio epocale in due righe: le nostre parti attive e vigorose corrono ogni giorno verso la fine, inciampando in comiche défaillances che non negano la vita ma la fanno, sono la vita.“Così il più penoso incidente organico può edificare una filosofia, far dichiarare guerre, stipulare trattati, e l’unico rimedio contro l’amore che funzioni davvero sono i calcoli renali (“non ho il potere di Cicerone che sognando di abbracciare una femmina trovò che si era liberato della pietra fra le lenzuola! Le mie mi svogliano del tutto dalle femmine”)”.
Montaigne ancora ci ammonisce che
“sebbene tutto sia farsa, facciamo bene a incipriarci il volto ma dovremmo “evitare di incipriarci il cuore”, ed è sua la lezione che chiude i Saggi e che tutti i governanti dovrebbero far propria, secondo cui anche sul più alto trono del mondo siamo sempre seduti sul nostro culo”.
Daniela Ranieri non dice se ha letto tutte o in parte le opere di Montaigne, di sicuro ha letto quel che è stato pubblicato in Italia dall’editore Adelphi di una serie di trasmissioni radiofoniche divulgative, Un’estate con Montaigne, di Antoine Compagnon.
Montaigne ha in Italia e nel mondo molti estimatori, che nemmeno sotto tortura ammetterebbero il numero di pagine che ne hanno letto. In fondo chi viene in qualche modo a contatto con Montaigne il vero sentimento che prova è l’invidia, per la possibilità di ritirarsi in una torre a leggere, meditare e scrivere, anche un po’ viaggiare, fare da grande consulente del Sovrano del momento, ritirarsi ancora, pensare, scrivere mentre tua moglie manda avanti le proprietà di famiglia.
Il fondo nostalgico di Daniela Ranieri è un po’ il limite del delizioso articolo, un po’ per iniziati a dire il vero, a parte i riferimenti divulgativi sui mali della vecchiaia. Ha voglia a rimpiangere il passato: per un ricco e privilegiato Montaigne c’erano milioni di miserabili, contro le tante malattie di oggi curate dal Servizio sanitario pubblico c’era la peste, rispetto ai drammi di Berlusconi, Sarkozy, Hollande e Renzi c’era la strage di San Bartolomeo, l’assassinio del re Enrico IV, la guerra civile, rivolte fiscali per un regime fiscale meno aspro del nostro, privilegi e abusi di fronte ai quali il Mose impallidisce..
Però ti fa venir voglia di andare in libreria e comprare, se non l’ultima edizione dei Saggi, almeno la raccolta di Antoine Compagnon.
