ROMA – “E’ popolare, piace alle donne ed รจ invidiato dagli uomini. Viene dal mondo dell’economia, convince gli industriali e allo stesso tempo seduce gli operai”: cosรฌ Luca Cordero di Montezemolo appare almeno in uno dei suoi aspetti piรน noti, a ย Stefano Feltri, giornalista del Fatto quotidiano, classe 1984, che ha scritto una biografia non autorizzata del manager dal 1991 a capo della Ferrari ed ex presidente della Fiat (2004-2010) dal titolo “Il candidato”.
Montezemolo รจ considerato da molti l’asso che il Terzo Polo calerร alle prossime elezioni e Feltri cerca di analizzarne la vita, la storia, la personalitร .
Guardando alle sue origini, Feltri traccia il percorso di un self made man, uno che ha fatto carriera e รจ diventato potente con le sue forze, anche se a scuola “copiava”, come disse lui stesso nel 2007 davanti ai ragazzi dell’Universitร Luiss di cui era presidente: “A scuola ero campione mondiale di copiatura e questo dimostra che anche chi copia ha speranza”.
L’immagine data nel libro รจ di un uomo che, grazie anche alla benedizione di Gianni Agnelli, di cui certamente non รจ figlio, ma del quale ha conquistato affetto e stima fin dalla gioventรน, รจ riuscito a occupare alcuni posti chiave dell’economia e della societร italiane.
La parte piรน originale del saggio di Feltri, infatti, รจ proprio il capitolo dedicato alla sua presidenza della Fiat. Feltri individua nella presidenza della Fiat da parte di Montezemolo uno dei momenti piรน alti e significativi della sua attivitร , l’ultima fase, nella vita della Fiat, in cui l’azienda ha avuto un rapporto corretto con l’Italia.
Si tratta di una cosa che quasi nessuno ha notato, meno che mai i giornali, tutti presi dal mito Marchionne e dall’amara scoperta di quel che il mito celava. Forse Montezemolo ragionava giร in termini politici e quindi univa l’interesse dell’azienda al piรน ampio interesse dei lavoratori e dell’Italia. Ma forse nulla piรน di questo senso di responsabilitร aziendale qualifica la presidenza Montezemolo anche sul piano politico.
Per esempio, altri capi d’azienda, vedi Alessandro Profumo, hanno parlato diffusamente di impegno sociale delle aziende, si sono anche inventati il bilancio sociale; ma intanto caricavano la loro stessa impresa dei rischi derivanti dall’espansione all’estero.
“La presidenza della Fiat di Luca di Montezemolo nasce in un cimitero e si conclude un attimo prima della guerra – cioรจ del ritorno alla lotta di classe tra padroni e operai, tra Sergio Marchionne e la Fiom di Maurizio Landini. In mezzo c’รจ la rinascita di un’azienda decotta e un fiume di denaro che esce dalle casse del gruppo per finire in quelle di Montezemolo, tra stipendi e premi”, scrive Feltri che poi ricorda: “Ora che non c’รจ piรน l’avvocato e che l’altro Agnelli รจ morto, รจ il momento di ridiscutere a fondo le strategie e le prospettive del gruppo…A Torino perรฒ c’รจ l’impressione diffusa che lui abbia in mente di diventare un manager padrone, unico decisionista in una glaassia famigliare disgregata e in cerca di nuovi punti di riferimento. Che voglia cioรจ affermare la supremazia del manager sull’azionista. Ma a frenare questi propositi egemonici interviene l’ultimo grande vecchio rimasto a vegliare sui destini della Fiat: Gianluigi Gabetti”, scrive Feltri.
Per il resto del libro, Feltri traccia un profilo di Montezemolo molto equilibrato, senza pregiudizi nรฉ a favore nรฉ contro. Racconta i momenti di gloria e quelli meno fortunati. Anche nel riportare critiche e accuse lo fa con distacco e equilibrio, quasi notarile.
“Diego Novelli, prima responsabile della redazione piemontese per l’Unitร e poi sindaco comunista di Torino durante la marcia dei Quarantamila, lo ricorda cosรฌ: ยซMontezemolo era un manager della stagione post vallettiana, in cui l’azienda cercava di aprirsi un po’ all’esterno. Quando c’era ancora Valletta, gli unici rapporti con i giornalisti erano quelli della signorina Rubiolo, una specie di chioccia esigente e dominatrice, che praticamente decideva quali notizie potevano uscire sui giornali e quali no, per esempio quelle sugli infortuni sul lavoroยป”, scrive Feltri.
Novelli aveva soprannominato Montezemolo, nei suoi anni ruggenti da responsabile delle relazioni esterne alla Fiat, “Libera&Bella”, prendendo il nome da un famoso shampoo, ยซadatto per il suo ciuffoยป. Per lui, riporta ancora Feltri, “Montezemolo era bravissimo nel tenere le relazioni, nell’invitare a cerimonie, nell’organizzare incontri, sfruttando il fatto che tutti vedevano in lui il pupillo dell’Avvocato”.
Anche quando Feltri racconta la visibilitร del manager e le continue apparizioni su giornali e tv (“la Stampa lo cita speso, corredando gli articoli con la sua fotografia”), Feltri accosta l’immagine di un giovane “famoso, di successo, legato al fascino della Ferrari” all’altra faccia della medaglia, quella piรน amara: “Sui muri di Torino perรฒ appare una scritta che non รจ mai stata dimenticata dai protagonisti di quegli anni:ย ยซMontezemolo, ricordati che non sei un Agnelliยป. Una veritร indiscutibile, tuttavia Gianni lo trattava come un figlio”.
