La morte sfiorata e le tante ribellioni: esce la biografia di Celentano scritta dal nipote

Adriano Celentano

Se cinquant’anni fa Pier Paolo Pasolini fosse riuscito, come voleva, a trasformare in un film la storia del “ragazzo della via Gluck”, sarebbe bastato un cinema a conoscere, almeno un po’, la vita inasspettata di Adriano Celentano. Il film non è stato realizzato, ma a far conoscere aspetti ancora ignori del Molleggiato c’ha pensato il nipote Bruno Perini, giornalista di 59 anni, che per Mondadori ha firmato, facendo il verso a Marguerite Yourcenar, “Memorie di zio Adriano”, raccontato dal Corriere della Sera.

Dalla nascita del cantante, quinto, e non particolarmente desiderato, figlio del venditore ambulante Leontino e della sarta a domicilio Giuditta. Era il 6 gennaio 1938. Solo pochi anni dopo, iscritto alle scuole elementari, Adriano sfiora la morte: non va a scuola fingendo la febbre. in realtà perché non ha fatto i compiti. E così sfugge alle bombe degli alleati che radono al suolo la sua scuola.

La fortuna non lo abbandona, e ad appena 21 anni gli fa conoscere il successo. E’ l’estate del 1959 quando la radio e i primi juke box lanciano una canzone che agita gli adolescenti e preoccupa i genitori: “Il tuo bacio è come un rock”. Quel ritmo indiavolato, quella scarica di pura adrenalina in jeans sintetizza bene la potente energia d’un Paese che dalla rifondazione si affaccia sul boom economico.

Indiavolato e spregiudicato il Molleggiato lo è sempre stato: da ragazzino metteva in fuga i fidanzati sgraditi delle sorelle tirandosi giù le mutande.

Poi  è venuto il periodo delle imitazioni di Jerry Lewis, quindi l’interpretazione urlante di “L’orologio matto”, versione nostrana del classico “Rock around the clock”, che gli fa rimediare un invito (taroccato) in Germania per sostituire nientemeno che Elvis Presley. Al posto del divino Elvis, Adriano e il suo sconosciuto gruppo: Giorgio Gaber alla chitarra, Enzo Jannacci al piano, Luigi Tenco al sax.

La ribellione anche ai ribelli della beat generation si manifesta sul tradizionale e tradizionalista palco di Sanremo, dove Celentano si presenta negli anni Settanta con la reazionaria “Chi non lavora non fa l’amore”.

Solo dopo viene la svolta progressista, con la sensibilizzazione sui problemi economici cadenzata dalla originale “Svalutation” e la presa di posizione contro la caccia.

Quando Silvio Berlusconi scende sull’arena politica, lui applaude quella che all’inizio ritiene una salutare, energica novità. Ma gradatamente innesta la retromarcia fino alla polemica presa di posizione con l’ultima apparizione tv di “Rockpolitik”,  dove parlano Enzo Biagi, vittima dell’editto bulgaro, Roberto Benigni, il Nobel Dario Fo, Beppe Grillo, Daniele Luttazzi, Michele Santoro. Poi il silenzio, che solo questa biografia famigliare riesce adesso a vivificare.

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Maria Elena Perrero