È morto a settantasei anni in una clinica del Vermont, stroncato da un tumore polmonare, Peter Orlovsky, conosciuto per essere stato il compagno di una vita del poeta Allen Ginsberg. Assieme formarono la coppia gay simbolo della ‘Beat Generation’.
La loro relazione, tra alti e bassi, durò quasi trent’anni, dai primi anni ’50 alla fine degli anni ’70. Tuttavia mantennero un rapporto molto forte sino al 1997, l’anno in cui Ginsberg morì a 71 anni, anche lui di tumore.
Il loro amore venne immortalato da tantissimi fotografi. Celebre la foto in bianco e nero, che li ritrae abbracciati, a dorso nudo, scattata da Richard Avedon, considerata una delle immagini più famose del movimento beat.
Per Fernanda Pivano, loro amica, e grande americanista, la loro relazione “bruciava di amore e di poesia”.
I due si conobbero nel 1954 a San Francisco: Ginsberg vide un quadro di Orlovsky nello studio del pittore Robert La Vigne e ne rimase colpito. In poco tempo, Peter, timidissimo e in preda a crisi depressive e dagli effetti delle anfetamine, divenne prima il segretario particolare di Ginsberg e poi il compagno.
Assieme viaggiarono per il mondo. Alla fine degli anni ’50 si trasferirono a Parigi, dove assieme ad altri artisti beat, tra cui William Burroughs, divisero uno squallido appartamento sopra un bar al numero 9 di Rue Git-le Cour, che sarebbe poi diventato famoso come il ‘Beat Hotel’.
Sempre assieme, raggiunsero molte volte le classiche mete dell’epoca, il Marocco e l’India, dove Orlovsky abbracciò la religione buddista, una fede condivisa anche da altre due icone della beat generation, Jack Kerouac e Gregory Corso.
Poeta anche lui, Orlovsky scrisse diverse opere tra cui ‘Clean Asshole Poems and Smiling Vegetable Songs’ e ‘Dear Allen, Ship will land Jan 23,58’. Una raccolta delle sue poesie è stata pubblicata dalla City Lights Books nel 1977, la casa editrice del poeta beat Lawrence Ferlinghetti.