OSLO – E’ morto nella notte tra martedì e mercoledì a Oslo il poeta Luigi Di Ruscio, aveva 81 anni. Molto amato da Franco Fortini, Paolo Volponi, Salvatore Quasimodo, che lo definì ”uomo d’avanguardia nel senso positivo, cioè della fede nell’attualità e per la violenza del discorso”, era nato a Fermo nel 1930 ma era emigrato in Norvegia nel 1957.
Il suo ultimo libro uscito in Italia è “La neve nera di Oslo”, pubblicato nel 2010 da Ediesse. Di Ruscio, che per quarant’anni ha lavorato a Oslo in una fabbrica metallurgica, ha pubblicato la sua prima raccolta di versi, “Non possiamo abituarci a morire”, con prefazione di Franco Fortini, nei primi anni ’50. E sarà poi Salvatore Quasimodo a presentare, nel 1966, la sua seconda raccolta, “Le streghe s’arrotano le dentiere”.
In quegli anni le sue poesie entrano anche nelle più importanti antologie tra cui proprio “Poesia italiana del dopoguerra” di Quasimodo. Tra i suoi libri di poesia anche: “Istruzioni per l’uso della repressione”, con presentazione di Giancarlo Majorino, uscita nel 1980 per Savelli, “Firmum” (peQuod 1999), “L’ultima raccolta”, con prefazione di Francesco Leonetti (Manni 2002) e le “Poesie Operaie”, con prefazione di Massimo Raffaeli, pubblicate nel 2007 da Ediesse 2007.
E’ autore anche di testi di narrativa, fra cui: “Palmiro” (Baldini&Castoldi, 1996), “L’Allucinazione” (Cattedrale, 2008) e “Cristi polverizzati” con la prefazione di Andrea Cortellessa (Le Lettere 2009). Raffaelli parla di Di Ruscio come di ”una splendida eccezione, una assoluta singolarità, nel panorama della poesia italiana del secondo Novecento. Non un poeta-operaio come pure e sbrigativamente si è detto tante volte, quasi si trattasse di sommare il sostantivo all’aggettivo, o viceversa, ma un poeta capace di introiettare/metabolizzare/rielaborare la condizione operaia alla stregua della condizione umana tout court”.