
«È tutto, la memoria: tutto. È impossibile parlare del razzismo di oggi se non si ricorda il razzismo di ieri. Non puoi raccontare gli assalti ai campi rom se non ricordi secoli di progrom, massacri e editti di Genova alo Jutland dove l’11 novembre 1835 organizzarono addirittura, come si trattasse di fagiani, una grande caccia al gitano».
Con uno spettacolo a Bolzano l’editorialista del Corriere dela Sera Gian Antonio Stella ha presentato il suo ultimo libro, «Negri, froci,Giudei & co.» (Rizzoli).
Un saggio, quello di Stella, che pur con un titolo molto ad effetto, ha il grande pregio di ricostruire in modo accurato e storicamente definito, che cosa sia il razzismo, da quali presupposti nasca e come si sia sviluppato fino ad essere legge, e a ritornare, dopo solo pochi decenni di condanna generalizzata, in tante realtà sociali e in tante personalità pubbliche con responsabilità istituzionali, qui in Italia, l’Italia dei buoni sentimenti.
Dal terrore dei barbari alle pulizie etniche tra africani, dalle guerre comunali italiane al peso delle religioni, fino alle vicende di questi giorni, Stella ricostruisce un ricco e inquietante quadro d’insieme di ieri e di oggi del rapporto fra ‘noi’ e gli ‘altri’.
Perché – dice – «la storia documenta una cosa inequivocabile: l’idea dell’altro non è affatto assoluta, definitiva, eterna. Al contrario, dipende da un mucchio di cose diverse ed è del tutto relativa. Temporanea. Provvisoria».
Il libro è ora divenuto anche uno spettacolo, com’era già accaduto per altri testi di Stella: «Alcuni dei libri e dei temi che sono più cari a me e alle persone cui sono più vicino – ricorda – sono diventati spettacoli teatrali portati in scena con molti amici, da Marco Paolini a Moni Ovadia, da Bebo Storti a Natalino Balasso, ma soprattutto con la Compagnia delle Acque di Gualtiero Bertelli, uno dei più noti cantautori italiani».