ROMA – Le scene dei miracoli e della resurrezione vennero inserite da Pier Paolo Pasolini nel film 'Il Vangelo secondo Matteo' su suggerimento di Monsignor Francesco Angelicchio, primo italiano a chiedere l'ammissione all'Opus Dei, morto nel 2009. I nuovi retroscena vengono svelati, a 90 anni dalla nascita di Pasolini, il 5 marzo 1922 a Bologna, in un'inedita intervista della Rai a Monsignor Angelicchio, realizzata da Rossella Alimenti.
''L'unica licenza poetica che Pasolini si e' permesso di fare e' stata quella di mettere il cappellino fez, che usavano i fascisti, agli erodiani per pennellarli socialmente in modo negativo'' racconta Don Angelicchio nell'intervista che sara' presentata, lunedi' prossimo a Roma, nel giorno del compleanno di Pasolini, nell'Aula Magna del Centro Elis.
Girata nel 1964, la pellicola venne considerata dalla critica una delle piu' belle mai girate sulla vita di Cristo, nonostante il rigore laico ed antidogmatico con cui affrontava la tematica religiosa.
Monsignor Angelicchio, morto nel 2009, nei primi anni '60 venne incaricato da Papa Giovanni XXIII di istituire il Centro Cattolico Cinematografico per valutare la moralita' dei film proiettati in Italia ed autorizzarne la distribuzione nei circuiti parrocchiali. Riusci' a far tornare sul set Pasolini, a film ultimato, per girare le scene dei miracoli e della resurrezione di Gesu'.
Nell'intervista si racconta anche di come Pasolini abbia scelto interpreti sconosciuti rispetto alle ipotesi del ''produttore che avrebbe voluto attori famosi come ad esempio Burt Lancaster'' per la parte di Gesu' e non un giovane attore di Barcellona, Enrique Irazoqui, scelto invece dal regista.
Pasolini scelse il Vangelo di Matteo per il suo film del 1964 perche' pensava evidenziasse maggiormente l'umanita' di Gesu'. Il regista voleva infatti raccontare la dimensione piu' terrena, mostrando Cristo nella sua figura sociale di autentico rivoluzionario dell'epoca, che portava avanti con forza il suo messaggio di pace e di non violenza e adotto' un doppio punto di vista: quello del laico, del regista non-credente e quello religioso del suo personaggio, attraverso il quale mediare lo sguardo critico sulla realta'.
Girato interamente nel sud Italia, prevalentemente a Matera, 'Il Vangelo secondo Matteo', non propose variazioni ne' cambiamenti testuali al Vangelo e ottenne il plauso della critica. La sinistra privilegio' l'interpretazione del Cristo ''uomo'', capace di parlare alle masse, mentre al centro e da parte della critica cattolica, la pellicola ottenne larghi consensi soprattutto per la rigorosa fedelta' illustrativa al testo sacro, adottato come sceneggiatura.
Sul piano dei contenuti, il film risenti' moltissimo del clima culturale del periodo, animato dal dialogo tra le due forze ideologiche dominanti nell'Italia del secondo dopoguerra: il cattolicesimo e il marxismo.
Mon. Angelicchio, interpreto' il suo compito in modo aperto nei confronti di produttori, registi e attori, diventandone amico e in alcuni casi consigliere spirituale, ed aiutandoli a svolgere il loro ruolo con serieta' e correttezza professionale. Nel video si parla anche di Roberto Rossellini, Federico Fellini e di altri grandi registi diventati amici del monsignore.
Anche Liliana Cavani ricorda come fu proprio Mons. Angelicchio a dare il via libera alla proiezione del suo film su San Francesco d'Assisi, osteggiato in diversi ambienti.
