“Quello è un premio letterario di merda, che porta il nome di un fascista almirantiano”. Con queste parole lo scrittore Aldo Busi ha motivato la propria auto-esclusione al premio letterario “Città di Bari – Pinuccio Tatarella”. Lo scrittore era stato incluso tra i cinque finalisti, ma l’idea di partecipare ad un concorso dedicato alla memoria dell’ex politico missino ha fatto “andare in bestia” il “compagno” Busi.
Per questo Busi ha affidato ai suoi legali il compito di far cancellare il suo nome dall’elenco dei finalisti. Al suo posto è subentrato Maurizio Maggiani con “Meccanica celeste”. Oltre ad “Aaa!” di Busi, gli altri romanzi selezionati per la “finalissima” sono “Stirpe” di Marcello Fois, “Strane cose” di Raul Montanari, “Sono comuni le cose degli amici” di Matteo Nucci, “Il libro della gioia perpetua” di Emanuele Trevi.
Secondo Busi la sua “candidatura” non è stato altro che “un escamotage per dare importanza a un premio di merda”. Raffaele Nigro, scrittore, giornalista e membro fondatore del comitato scientifico del premio, ha definito “un po’ provocatoria” la reazione di Busi. Nigro ha spiegato che, nonostante “le qualità di scrittore di Busi” siano “innegabili, questo certamente non è ‘Seminario sulla gioventù’ (libro di Busi del 1984)”.
Rocco Palese, il candidato del centrodestra alla presidenza della Regione Puglia sconfitto da Vendola, nel definire la vicenda una “pagliacciata”, ha sottolineato che “se c’è qualcuno che avrebbe dovuto protestare in questa vicenda sono Pinuccio Tatarella e la città di Bari per essere stati in qualche modo avvicinati a cotanta macchietta, che campa sparandola sempre più grossa alla ossessiva ricerca dello scandalo pur che sia”.