da: Corriere della Sera
«C redo sia arrivato il momento di non tacere più nulla». «Iniziando l’ organizzazione militare per lo strappo al vertice sul modello gollista, io non avevo dubbi, come non ne aveva Pacciardi, di compiere un atto dovuto, nella difesa della libertà democratica e per la ricostruzione dello Stato sulle sue basi storiche e risorgimentali». «Si trattava di un’ operazione politica e militare, largamente rappresentativa sul piano politico, e della massima efficienza sul piano militare. Le dirò i principali reparti pronti a operare, con i loro comandanti, che avevo tutti contattati personalmente. La Regione Militare Sud, il comandante; la Regione Militare centrale, il vicecomandante e il capo di Stato maggiore; l’ Arma dei carabinieri, il vicecomandante; la Divisione carabinieri Pastrengo, il comandante; la Legione carabinieri di Roma, il comandante; la Brigata paracadutisti a Livorno, il comandante; la Divisione Folgore, il comandante; la Marina, il capo di Stato maggiore generale, l’ Aeronautica, il capo di Stato maggiore generale…». E poi i nomi: i generali Liuzzi, Ricci, Picchiotti, Palumbo, Santovito, Barbasetti, Giulio Cesare Graziani, Borsi, gli ammiragli Roselli Lorenzini e Pighini, il procuratore generale presso la Cassazione Colli, politici democristiani, liberali, e pure ex comunisti come Eugenio Reale… Era il golpe bianco di Edgardo Sogno. Raccontato da lui stesso. Quando mi arrivarono le risposte dattiloscritte alle mie domande, con le correzioni di suo pugno, capii…