“Sorvegliati speciali. Gli intellettuali spiati dai gendarmi (1945-1980)”. E’ questo il titolo del nuovo libro, edito da Longanesi, di Mirella Serri, autrice anche de “I Redenti” e “I profeti disarmati 1945-1948. La guerra fra le due sinistre”.
Un volume che ripercorre, grazie ai rapporti della polizia su intellettuali di sinistra rintracciati dalla Serri, cinquant’anni di storia italiana dal ’45 alla guerra fredda. Episodi che ricostruiscono un paese sospeso tra paura e ingenuità.
Da Cesare Zavattini a Giorgio Bocca, da Italo Calvino a Paolo Liguori è lungo l’elenco degli intellettuali schedati e “spiati” dalla polizia italiana perché considerati vicini al Pci e al Psi e, di conseguenza, al blocco Sovietico. Così tra le righe dei verbali si leggono giudizi sferzanti e ricostruzioni dettagliate.
Vittorio Gassman è considerato “estremamente intelligente, ma dal temperamento sensibile e irrequieto. Certamente ha subito l’influenza dell’ambiente filocomunista che predomina nel teatro”. Luchino Visconti “notoriamente affetto da omosessualità. Si sta avvicinando ai comunisti”. Il regista Alfredo Zennaro invece, secondo i verbali, “si sarebbe recato in un paese del Cominform, vuolsi la Cecoslovacchia, per girarvi un film a sfondo comunista” ma, soprattutto, sarebbe legato “a un’attrice di varietà comunista la quale ha madre e sorella anch’esse di sentimenti comunisti”.
Gli episodi riportarti a volte sfiorano il grottesco. Come quando a Rimini si decide di organizzare un’operazione contro la “propaganda comunista a mezzo di caramelle. Dette caramelle sono avvolte in una carta riproducente la bandiera dell’Urss”. Tra gli ‘spiati’ c’è anche Paolo Liguori che, con “un gruppo di giovani capelloni che, dopo aver acquistato nella zona di Marsala un carretto e un mulo raggiungeva Gibellina per dialogare con la popolazione del luogo e propagandare un nuovo sistema di società contro ogni forma di imperialismo e capitalismo”.
Sotto il controllo della polizia anche l’associazione culturale Italia-Urss considerata come una “burocratica emanazione del regime comunista moscovita, di cui diffonde ogni genere di propaganda”
Il mito dell’Urss. Non mancavano apologie e panegirici del blocco sovietico e della Russia da parte dell’intellighenzia comunista. Emilio Lussu il 4 febbraio del 1951, al cinema Adriano di Roma, racconta come sia impossibile trovare “un fuciletto o un carro armato” come regalo per il figlio nei negozi vicino Mosca perché, citando un negoziante: “Ai bambini sovietici sono sconosciuti i giocattoli che riproducono ordigni di guerra”.
Carlo Salinari esalta le condizioni di vita degli operai in Russia: “I lavoratori, a differenza di quelli italiani, operano in un ambiente di assoluta serenità e di grande conforto, il che li sprona a dare il massimo contributo per le realizzazioni industriali”. Inoltre assicura che “si può persino criticare l’impostazione del lavoro, esprimere dubbi, perplessità”. Antonio Banfi esalta la gioventù sovietica: “Leggono e commentano i nostri classici, quelli che la politica clericale vuol far sparire dalla nostra cultura”. Gli unici che a sinistra si opponevano alla versione immaginaria e utopistica dell’Unione Sovietica erano i radicali. In prima fila Marco Pannella ed Ernesto Rossi pronti a criticare Umberto Terracini durante un incontro all’hotel Universo di Roma del 23 marzo 1964, ricordando “al senatore comunista gli eccidi commessi da Stalin e, in seguito, dalle truppe sovietiche in Ungheria”.