“La tempesta perfetta” di Comin e Speroni: la Terra arriverà al 2050?

La copertina del libro "2030 - La tempesta perfetta"

ROMA – Il genere umano è a rischio? Arriveremo almeno fino al 2050? Due giornalisti con esperienze anche aziendali e esperti di problemi macro economici cercano di capire quali fattori potrebbero portare al “fallimento” della Terra nel prossimo ventennio. Gianluca Comin (direttore delle Relazioni esterne di Enel) e il giornalista Donato Speroni hanno provato a tracciare un quadro della situazione nel libro “2030 – La tempesta perfetta”. Nel sottotitolo (“Come sopravvivere alla grande crisi”) è messo in evidenza l’obiettivo del testo: offrire, attraverso una lucida analisi del presente, un vademecum per resistere nel futuro.

Il libro, editore Rizzoli, prende il nome da un allarmante documento pubblicato dal governo inglese che prevede appunto una “tempesta perfetta” nei prossimi vent’anni: la combinazione dei fattori demografici (saremo più di otto miliardi nel 2030), dei cambiamenti climatici, delle difficoltà energetiche, delle carenze di acqua e cibo in un contesto di politica internazionale debole e divisa cambieranno profondamente la faccia del Pianeta.

Secondo gli autori del libro, il progresso scientifico sta già dando un grande contributo nell’affrontare i rischi della “tempesta perfetta”, con progressi enormi nel campo dell’energia, dell’informazione, della sostenibilità. Ma non è detto che ciò sia sufficiente: le tecnologie Grin (genetica, robotica, informatica, nanotech) cambieranno la vita dell’uomo entro il 2050, ma ben difficilmente potranno risolvere i problemi che ci capiteranno addosso nei prossimi vent’anni. Anche l’offerta energetica cambierà molto lentamente.

L’aumento di almeno due gradi di temperatura del Pianeta è ormai inevitabile e molti Paesi stanno già correndo ai ripari. “Ce la faremo? In tutta onestà non siamo in grado di prevederlo: le incognite sono tante”, scrivono gli autori nel capitolo conclusivo. Per evitare le conseguenze più nefaste della “tempesta perfetta” molto dipenderà dalla politica e dalle risposte di cittadini, imprese e organizzazioni sociali. Le attuali forme di “governance” mondiale non sono certo sufficienti (la crisi economica ne è una drammatica conferma) ma molti comportamenti stanno già cambiando: nel mondo sono sorte centinaia di migliaia di organizzazioni per la “crescita sostenibile ed etica”, le città in cui si concentra l’umanità cercano di diventare “intelligenti”, le imprese danno sostanza nuova ai discorsi spesso vacui sulla “responsabilità sociale”, collaborando anche con le organizzazioni no profit. Da questi semi, nel terreno fertile della comunicazione globale, può nascere una nuova civiltà “new global”. Tanto per intenderci, Comin e Speroni hanno ampia e lunga esperienza in questi campi: Comin, tra le altre cose, è membro della Giunta nazionale di Confindustria e insegna comunicazione strategica e marketing alla Luiss. Speroni, invece, è stato vicedirettore del “Mondo”, direttore centrale dell’Eni, dirigente dell’Istat.Ecco un estratto del libro: è tratto dal capitolo relativo a tecnologia ed energia. Da oggi al 2030 l’umanità consumerà sempre più energia, nonostante le misure di risparmio, a causa dell’impennata del fabbisogno dei Paesi emergenti. Non ci sarà carenza di fonti tradizionali e le fonti rinnovabili cresceranno lentamente. La diffidenza nei confronti del nucleare contribuirà a rallentare il cambiamento del mix energetico. E in futuro? Secondo lo scenario più credibile prodotto dalla International energy agency (Iea), per mantenere il riscaldamento entro i due gradi dovremmo cominciare subito a smantellare impianti già in funzione, cosa altamente improbabile. È dunque realistico che si debba convivere nei prossimi decenni con un aumento non di due ma almeno di tre o quattro gradi. E ancora: Il vero problema, per l’energia come per la demografia, è che i cambiamenti avvengono lentamente. Infatti per le fonti tradizionali non ci saranno cambiamenti clamorosi: secondo le previsioni della Iea carbone, petrolio e gas naturale, che da quasi vent’anni soddisfano circa l’80 per cento del fabbisogno dell’umanità (carbone e gas sono addirittura cresciuti negli ultimi vent’anni), caleranno al 75 per cento.   E dunque: Un’era in cui l’elettricità verrà da una generazione diffusa sul territorio, con pannelli solari efficienti, mini-impianti a biomasse e biogas, centrali solari ad accumulazione e poche selezionate centrali nucleari e a carbone con la cattura e lo stoccaggio dell’anidride carbonica. Grandi quantità di energia verranno dalle enormi fattorie del vento posizionate su piattaforme off shore lungo le coste del mare e da distese di pale nei ventosi deserti nord africani. Una moderna e innovativa maglia di rete ad alta e media tensione costituirà il sistema arterioso e venoso di un mercato non più diviso dalle frontiere degli Stati, ma connesso profondamente in un grande mercato globale

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Alberto Francavilla