ROMA, 14 GIU – Avere 40 anni e sentirsene 16, averne 70 e sentirsene 30. Vivere dall'adolescenza fino alla morte nello stesso modo, con la stessa intensità, facendo le stesse cose e consumando gli stessi prodotti: e' la ''amortalità'', parola apparsa per la prima volta nel 2009 sulla rivista ''Time'' fra ''Le 10 idee che cambieranno il mondo''.
Il neologismo è stato coniato dalla giornalista Catherine Mayer per definire la confusione con cui oggi tendiamo a percepire le età della vita e descrivendo l'esperienza del vivere senza età che – da Madonna a Mick Jagger, da Woody Allen a Mark Zuckerberg, da nostro padre alla vicina di casa – sta permeando in maniera trasversale il tessuto sociale.
''Amortalità'' è stato ora tradotto in italiano da Iacobelli editore e sarà in libreria tra pochi giorni, con una prefazione di Lorella Zanardo, celebre per il suo video ''Il corpo delle donne'' sull'utilizzo dell'immagine femminile nei media italiani e in particolare in tv. ''Nel mondo globalizzato – scrive – i dati di Mayer sono perfettamente adattabili anche alla realta' italiana: in un paese che invecchia e che a breve sara' abitato da una maggioranza di ultrasessantenni, spesso fortemente amortali, e che dunque hanno una prospettiva di vita lunghissima e non considerano la morte come un evento prossimo, la rappresentazione degli anziani nei media e' quasi inesistente o spesso irreale, con conseguenze non trascurabili, quasi una rimozione di una fase della vita che e' divenuta lunghissima ma di cui, in una societa' dominata dal culto della giovinezza, non si vuole tenere conto".
''Nell'era della confusione tra le eta' della vita – afferma Mayer nell'introduzione di ''Amortalita''' – c'e' un fenomeno che piu' di qualsiasi altro rimescola le definizioni: il numero sempre piu' significativo di persone che vivono sganciate da ogni riferimento alla propria eta' anagrafica e che raramente si chiedono se il loro comportamento e' adeguato a quell'eta', perche' non riconoscono un significato particolare al concetto di 'eta' della vita'. Non progettano la loro esistenza fondandola sull'inevitabilita' del declino e della morte perche' preferiscono evitare il pensiero. Continuano a inseguire aspirazioni, desiderare nuovi prodotti, sposarsi, divorziare, procreare, studiare, lavorare nel presupposto che tutte le opzioni siano aperte, dalla giovinezza fino alla vecchiaia. Sono gli amortali e questo libro vuole descrivere per la prima volta l'anatomia della loro specie''.
L'autrice cita svariati esempi celebri di amortalita'. Uno e' quello di Woody Allen, che – spiega Mayer – ha organizzato la sua esistenza in modo da minimizzare l'intrusione della morte. Non ha mai un momento di riposo, sforna un film all'anno da quarant'anni e suona regolarmente il clarinetto in una jazz band: ''Se ti arrovelli su una battuta, su un costume, una parrucca, sulle scenografie e sui giornalieri, non hai tempo per pensare alla morte e a quanto sia breve la vita'' racconta il grande regista citato dalla Mayer.
Il saggio indaga le profonde implicazioni di questo nuovo modo di vivere e pensare nei concetti tradizionali di famiglia, amore, religione, ma anche di lavoro e consumi. Le conseguenze, ci dice, sono impreviste e imprevedibili, ma non sempre negative: accanto a chi ricorre alla chirurgia estetica per fermare il tempo che passa, c'e' chi vive ignorandolo perche' impegnato, a dispetto dell'eta', a progettare, immaginare, a vivere la vita con un senso sempre nuovo e autentico. Non manca, alla fine del libro, un test con il quale il lettore puo' scoprire se appartiene alla categoria degli amortali.
