L’apartheid negli Stati Uniti e il Libro Verde che aiutò i neri a sopravvivere

Calvin Ramsey

L’apartheid negli Stati Uniti, lo sanno tutti, è esistito per decenni, e sebbene non ci sia mai stata una Robben Island – dove era detenuto Nelson Mandela in Sudafrica – anche i razzisti a stelle e strisce non scherzavano.

Per esempio, ai neri era implicitamente impedito di spostarsi da un luogo all’altro, che so, per andare a trovare una zia malata in un’altra città, per la semplice ragione che durante il tragitto non potevano fermarsi per dormire o per mangiare. Gli alberghi e i ristoranti erano nella grande maggioranza per bianchi e solo per bianchi e off limits per i neri.

A partire dal 1936 per i neri americani le cose sono migliorate, non perchè i bianchi li facevano bere alle fontanalle loro riservate o gli vendevano un hamburger, ma perchè per 30 anni gli è stato un pò più facile vivere grazie ad una guida, una guida tutta particolare che indicava loro dove mangiare un pasto caldo, dove trovare un letto in un albergo decente, dove acquistare benzina, dove trovare un sarto, un barbiere o un beauty parlor per signore, come arrivare alle cascate del Niagara per una luna di miele, dove fare shopping o dove andare a ballare la sera.

Tutti luoghi dove i neri potevano essere consumatori come i bianchi, usare gli stessi dollari e non essere cacciati via a volte in malo modo.

L’ideatore di questa prezioso libretto è stato un impiegato postale di Harlem – il quartiere nero newyorchese – e leader civico di nome Victor Green, perche l’apartheid non era soltanto prerogativa del sud di Jim Crow, autore delle leggi che dal 1876 al 1965 relegavano i neri ai più bassi gradini della società con la ipocritamente famigerata formula ”separati ma uguali”, ma era largamente diffuso, ancorchè meno pervasivamente, pure nel nord del Paese.

Col passare del tempo, il nome originario della guida ”The Negro Motorist Green Book: An International Travel Guide” fu semplicemente abbreviato in Green Book. Naturalmente non gli si poteva fare pubblicità, ma la sua esisenza si diffuse di bocca in bocca.

Fino a quando qualche anno fa non incontrò l’anziano suocero di un suo amico ad un funerale, lo scrittore di Atlanta Calvin Alexander Ramsey non aveva mai sentito parlare del Green Book, ma quando ne fu informato si ricordò subito le ragioni per cui era esistito, per esperienza personale. Durante un viaggio della sua famiglia tra Roxboro, North Carolina, e Baltimora, Ramsey, 60 anni, ricorda che si portarono appresso una vasta quantità di cibo per non correre il rischio di essere sbattuti fuori da qualche tavola calda.

Ramsey è tra gli scrittori, gli artisti, gli accademici, i sociologi che intendono riportare alla luce la guida e il suo autore. Oltre agli alberghi, il Greern book spesso indicava ”case per turisti”, ovvero residenze private i cui proprietari neri accoglievano i viaggiatori.

Ramsey ha scritto una rappresentazione teatrale intitolata ”The Green Book” avente per argomento una di queste case in Jefferson City, Montana, dove un ufficiale nero dell’esercito, sua moglie ed un sopravvissuto all’Olocausto passano la notte prima che l’indomani il famoso attivista per i diritti civili W.E.B. Dubois pronunciasse un discorso.

La play inaugurerà una serie di letture a partire dal 15 settembre al recentemente restaurato Lincoln Theatre di Washington, esso stesso un ricordo del tempo in cui era situato a U Street, nella parte nera di Broadway, e dove esiste ancora oggi.

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lgermini