Attacco hedge fund. Giovani illusi e disoccupati: riforma Fornero contro

Euro sotto attacco, Borsa di Milano bersaglio degli hedge funds, vendite allo scoperto come in agosto: non c’è Pasqua per il Sole 24 Ore: “Hedge, Europa nel mirino. A Milano la pressione risale ai livelli di agosto”. Da febbraio non c’è più divieto di vendite allo scoperto, ora sotto attacco  ci sono anche Paesi del Nord Europa, come l’Olanda. Lunedì la verità dall’America, dove i dati dell’occupazione sono negativi. Diffusa nel mondo la sensazione che i bilanci delle società quotate siano inferiori alle attese.

Le prime pagine degli altri giornali insistono sullo scandalo della Lega. Da seguire quelli di destra, più interessanti sul piano politico. Domanda chiave: ci sarà un dopo Bossi? Il Giornale forse rivela un pensiero inconscio, legando il destino di Bossi a quello di Berlusconi: “Il piano segreto di Bossi. Il passo indietro è solo strategia. Mentre Roberto Maroni annuncia di voler fare pulizia, Bossi tiene unito il Carroccio e si prepara a tornare in sella”. Libero traduce in termini pasquali: “Al terzo giorno…Bossi vuole già risorgere…non può mollare e ha un piano per tornare in sella”. Ma Gianpaolo Pansa esorta: Bossi ha dato tanto alla Lega, ma ora “la Lega ha un solo modo per ripagarne la dedizione, voltare pagina e scegliere il successore. Si sbrighi. In caso contrario chiuderà i battenti”.

Per il resto una litania di schifezze. Messaggero: “I fondi sporchi della Lega”; Corriere della Sera: “I fondi occulti della Lega” (contorno di Fiorenza Sarzanini, “L’ombra dei clan sui conti all’estero” e di Aldo Grasso, “La saga e le colpe di 4 rampolli”); Mattino: “La Lega e l’uomo della ‘ndrangheta”); Repubblica parte dai verbali: “E la Nera [Rosy Mauro] disse: Francé, l’operazione è urgente

Il Fatto Quotidiano trova una formula che correla lo sfascio dei  “Partiti: 100 milioni in più” e la crisi del “Lavoro: 1 milione di posti in meno”, in una visione un po’ troppo moralistica e parrocchiale, perché la disoccupazione viene dalla crisi mondiale e la nostra speciale crisi è in parte anche frutto del moralismo degli ultimi anni e del savonarolismo del Santo Presidente Mario Monti.

Stampa e Repubblica guardano oltre: “Nuove regole sui soldi ai partiti”, “Soldi ai partiti, pronti al decreto”, affermazione della Severino, Paola, ministro della Giustizia. Angelino Alfano alza la voce: “Materia nostra”, cioè del Parlamento. Luigi Giampaolino, presidente della Corte dei Conti, propone la cosa più giusta: “I bilanci dei partiti possiamo controllarli noi“. Non dovrebbe essere molto gradito a gente abituata a cantarsela e suonarsela in nome della sovranità del Parlamento (i sovrani fanno sempre paura, siano re, parlamenti o assemblee), se si pensa al precedente della Protezione civile che si era sottratta con Guido Bertolaso a ogni controllo e poi si è visto cosa succedeva sotto questo schermo.

Sempre sulla prima di Repubblica, un’altra puntata delle illusoni di Monti: “La riforma è per loro”, cioè i giovani senza lavoro. Oggi su vari giornali, oltre a Repubblica, ballano milioni di disoccupati e sono numeri difficili da mettere in fila, perché obiettivo dell’Istat, fonte principale di questi balletti di cifre insieme con la Banca d’Italia, sembra più quello di fare titolo, e politica, che aiutare a capire. I titoli di oggi sono (Corriere della Sera): “In tre anni, un milione di posti persi”, in larga misura per i giovani. In ogni caso il problema dei giovani c’è tutto ed è sempre più grave, ma con la recessione made in Monti e con riforma del lavoro di Monti e Elsa Fornero, questa volta con le intese con i sindacati, c’è da dubitare che posti di lavoro ce ne saranno sempre di meno.

Se si ragiona, la notizia era scontata: c’è la recessione, diminuisce l’occupazione e non si assume. Le grandi aziende non assumono anche se ne avrebbero bisogno perché manca la certezza di potere licenziare fannulloni e incapaci; in caso di crisi la legge è sempre quella da decenni: si mandano via i giovani e si tengono gli anziani. E la riforma del lavoro, limitando i licenziamenti alle aziende con meno di 5 dipendenti, rimanda gli altri casi alla stessa legge anti giovani.

Sul Messaggero i segni di una prima crepa nelle certezze del Governo: Pierferdinando Casini, da una intervista molto democristiana, fa emergere il segnale: “Penso che si possa e si debba rivedere la normativa che concerne la flessibilità in entrata. […] Il Parlamento non è un passacarte”. Il Messaggero scopre anche alcune battute di Paolo Scaroni, capo dell’Eni, uscite sul sito del Financial Times il 6 aprile e stampate dal Messaggero per l’edizione dell’8. Sembra quasi una intervista a parte, invece è nel corpo dell’articolo di Guy Dinmore intitolato: “Monti sotto attacco mentre la crisi di aggrava”. In realtà il Financial Times inquadra le parole di Scaroni con la preoccupazione di non dare ai mercati internazionali, dove l’Eni opera, l’idea di un’Italia di nuovo nel caos. Ma quando Scaroni  concede che la riforma è un “importante passo avanti” , ci si porta più vicini all’Europa continentale”, non può non dire anche che “l?italia non diventerà il Texas del futuro in termini di competitività della forza lavoro”.

Oscar Giannino spiega che la riforma ormai non più “salvo intese” è un “danno per imprese e precari”.

Intanto a Napoli si è consumato, racconta il Mattino, “il calvario di una donna”, morta in ospedale “senza assistenza per sei ore” perché “il radiologo era in riunione”.

Per molti napoletani, la peggior notizia però probabilmente è che il Napoli è “in caduta libera” e ha perso a Roma contro la Lazio il sogno di giocare in Champions.

Per il Campionato, la notizia è sulla prima della Gazzetta dello Sport: “Volo Juve. Vince a Palermo e va a +1 sul Milan crollato a San Siro con la Fiorentina”.

 

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Marco Benedetto