ROMA – Quando la Rai ha annunciato che Porta a Porta avrebbe dedicato una puntata speciale, in prima serata, al naufragio della Costa Concordia, memori delle oramai storiche ricostruzioni plastiche messe su per “spiegare” il delitto di Cogne, tutti ci siamo domandati: “ma Vespa stavolta avrà un modellino all’altezza della situazione?”. Sì, la risposta è sì. Vedendo le molte puntate dedicate al naufragio del Giglio, tutti i telespettatori si sono potuti accertare che Vespa aveva in studio un modellino assolutamente all’altezza. Anzi, più all’altezza di quanto ci si potesse aspettare: il modellino, il plastico era quello originale.
Massimo Gramellini su La Stampa ci svela che il modellino in mano a Vespa è addirittura “il modellino”, quello con la emme maiuscola, la fedele ricostruzione della nave naufragata concessa dalla stessa Costa al giornalista Rai. Concessa a Vespa ma negata ai soccorritori però. I vigili del fuoco e tutti gli altri si sono dovuti infatti accontentare, racconta Gramellini, del modellino della nave gemella: la Serena. In fondo, avrà pensato la Costa Crociere, per cercare i dispersi ai soccorritori non servirà proprio il modellino “ufficiale”, anche se c’è scritto Serena e non Concordia sarà lo stesso, in fondo spazi, corridoi e quant’altro sono uguali. Invece in televisione tutto deve essere perfetto, finanche il nome.
Scrive Gramellini:
Avevo letto che il plastico originale, rigorosamente in scala, era stato collocato sull’isola, nel centro operativo dei vigili del fuoco, per fornire informazioni logistiche ai sommozzatori prima delle immersioni. Possibile che privilegino l’opera di salvataggio alle esigenze televisive? – mi ero chiesto con stupore. Infatti non era possibile. Gli armatori hanno concesso il plastico della Concordia a Vespa. Ai vigili del fuoco hanno rifilato quello della nave gemella, la Serena. Tanto, si sono detti, per i sommozzatori non cambia niente. Mentre cambia moltissimo per la tv, poiché solo su uno dei due modellini campeggia il nome sinonimo di audience: Concordia. I sommozzatori, gente rude e all’antica, non l’hanno presa benissimo. Pare siano ancora fissati con la teoria secondo cui la realtà viene prima della finzione e salvare le persone resta più importante che intervistarle in tv. Ma sono rimasti gli unici a pensarla così: persino la Protezione Civile non ha avuto nulla da obiettare.
Come quasi sempre fa Gramellini racconta il fatto in chiave ironica, e lo fa in maniera deliziosa. Ma da ridere in realtà c’è ben poco. Come può infatti venire in mente alla Costa o a chicchessia che ai soccorritori che devono immergersi, cercare persone forse vive e probabilmente morte, in mezzo a tonnellate di carburanti stipati nei serbatoi e suppellettili sparse ovunque, possa andar bene anche una copia? Per carità, le due navi sono gemelle e sarà quindi certamente tutto uguale. Ma se anche nemmeno una sedia fosse disposta in maniera diversa la logica e il buon senso vorrebbero comunque che la prima scelta andasse a chi su quella nave deve lavorare, rischiando anche non poco. E non a chi di quella nave deve raccontare.
Per carità il lavoro e il ruolo dei giornalisti e dell’informazione sono importantissimi, e sarebbe ridicolo negarlo in un articolo di un quotidiano. Ma è questa che dovrebbe piegarsi alle esigenze della realtà e non viceversa.
Vespa ha ottenuto il modellino con stampato in bella vista il nome “Concordia”, i soccorritori quello con su scritto “Serena”. Forse il giornalista Rai penserà di aver avuto lo scoop, e la Costa avrà sperato che facendogli questo regalo lo avrebbero gratificato. Forse. Invece i due hanno collezionato due brutte figure al prezzo di una. Come sarebbe stato meglio, umanamente e anche professionalmente se Vespa avesse potuto dire al suo pubblico “abbiamo in studio il modellino ufficiale fornitoci dalla Costa Crociere, quello della nave gemella però, la “Serena”, perché quello della Concordia la società armatrice ha ritenuto doveroso fornirlo a chi al Giglio sta lavorando”. Ma forse, i telespettatori di Vespa, si sarebbero sentiti spaesati. In fondo sono abituati a vedere nel salotto Rai presidenti del consiglio che firmano contratti con tutta la nazione.