ROMA – Clemente Mimun, in occasione dei 25 anni del Tg5, fondato da Enrico Mentana, parla della storia e di tutto quello che è successo da quando è diventato direttore del principale telegiornale di Mediaset. Mimun al Messaggero dice che oggi il Tg5:
“ha un’impronta più politica, allora si dava la precedenza alla cronaca. Ovvio che se c’ è l’ influenza che flagella la politica passa in secondo piano. Perché ho sempre seguito i suggerimenti di grandi giornalisti come Enzo Biagi e di un editore come Silvio Berlusconi, il quale ci ha sempre ricordato che il vero editore è la gente”.
“Al Tg5 il rapporto è idilliaco. Alla Rai camminavo rasente i muri”, prosegue il giornalista. Con l’Usigrai sempre pronto a processarti e a condizionare l’azienda. Al Tg5 mi sono scazzato una sola volta con un inviato. Gli ho detto che le nostre strade si sarebbero divise per il bene di tutte e due. E l’ho accompagnato alla porta”.
Altra decisione drastica: “Quando decisi di togliere la doppia conduzione e 4 ottimi colleghi rimasero fuori. Erano inferociti ma la loro carriera non ne ha risentito. Salvo Sottile (ora a Rai3), Giuseppe Brindisi (Tg4), Fabrizio Summonte (vicedirettore alle News) e Andrea Pamparana, strettissimo collaboratore del Tg5 anche da pensionato. Ho in mente di fare qualche altro giro di valzer ma non lo dirò certo prima: è l’ unico rischio per finire impiccati”.
Rispetto a Mentana, perché Mimun non va mai in video? “Mi propongo di andarci una sola volta da qui alla fine del mio decimo anno di direzione. È giusto andarci per comunicazioni personali o per un editoriale che richiede di metterci la faccia. Mimun ipotizza anche il nome del suo successore alla direzione. Fa i nomi. “Uno tre miei vicedirettori che mi sono cresciuto in casa: Claudio Fico, Enrico Rondoni e Andrea Pucci”.