Commercio elettronico, Italia fanalino di coda in Europa

TRIESTE, 23 GIU – L'Italia e' il fanalino di coda per l'e-commerce in Europa, davanti solo alla Romania, con il 5% di aziende italiane che vendono online rispetto alla media europea del 15% e il ''picco'' del 36% in Norvegia. Il dato e' stato illustrato oggi da Matteo Menin, director Between, durante la seconda giornata di ''State of the Net'', incontro internazionale sullo stato dell'arte della Rete ospitato a Trieste.

Sono soprattutto le piccole e medie imprese a registrare un importante ''gap'' nell'utilizzo di Internet come canale di vendita. L'11% delle medie aziende italiane vende online, contro il 30% di quelle tedesche; nelle piccole aziende solo il 5% utilizza l'e-commerce contro il 19% delle tedesche.

Nonostante il ritardo, le prospettive per l'Italia sono pero' positive e i brand stanno cominciando a cogliere le opportunita' della rete: l'e-commerce e' infatti in forte crescita con un +19% nel valore delle vendite on line 'B2C' da siti italiani. Indicazioni positive anche dalle abitudini di pagamento online: mentre nel 2006 oltre la meta' degli utenti italiani di e-commerce pagava ancora in contrassegno, bonifico allo sportello o trasferimento postale, nel 2011 la transazione e' ormai effettuata online tramite carta prepagata (50%), Paypal o analoghi (30%), bonifico online (8%), e il contrassegno e' sceso all'8%.

Si acquista online anche sempre di più tramite device mobili: oggi il 25% degli utenti di smartphone ha acquistato almeno un prodotto o servizio e il 59% effettua mobile commerce almeno una volta al mese. I dati sono stati presentati da Marco Massarotto, fondatore dell'agenzia di Pr digitale Hagakure, secondo cui l'utilizzo dei canali di vendita online consente alle grandi aziende, alle Pmi ma anche ai privati, di vendere prodotti o servizi grazie alle community che sono gia' in rete. ''Non e' piu' necessario avere un sito – ha sostenuto Massarotto – il negozio on line puo' vivere anche su blog tematici, aprendo la strada quindi anche nuovi modelli di business''.

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Daniela Lauria