“Ci ha improvvisamente lasciato il dott. Mario Maestroni. Ne danno il doloroso annuncio la moglie Luisella, i figli Stefania con Samuel, Vittorio con Cristina, Alberto con Anastasia, gli adorati nipoti Emanuele, Giulia, Francesca, Eleonora, Chiara, Michele e Federico, i fratelli, le sorelle, i cognati, i nipoti ed i parenti tutti”.
Dopo un breve ricovero all’ospedale Maggiore di Cremona, è scomparso Mario Maestroni. Il noto imprenditore agricolo aveva 78 anni ed era malato da tempo. La notizia della sua morte si è diffusa in un batter d’occhio in città e in tutta la provincia. E ovunque c’è incredulità e dispiacere per questa grave perdita: se n’è infatti andata una figura che ha scritto un pezzo di storia cremonese a cavallo tra il Novecento e i primi anni Duemila.Appartenente a una storica famiglia di agricoltori, Maestroni nel corso degli anni ha rivestito ruoli della massima importanza e responsabilità a livello territoriale, regionale e nazionale. Capace quanto determinato, ha rappresentato il mondo agricolo in tutte le sedi, da quelli locali fino a Roma. Da alcuni anni, lasciati i ruoli di vertice, era tornato ad essere un gentleman di campagna, nella sua azienda Le Valli, una splendida cascina situata a Roggione, lungo la strada bassa che porta a Grumello. Il suo ritiro dalla scena pubblica non ha peraltro offuscato la sua immagine. Esponente di spicco del primo settore, grazie agli incarichi ricoperti all’interno delle associazioni agricole, è stato determinante per lo sviluppo e l’evoluzione di una economia cruciale per il territorio, per il quale ha speso energie e messo in gioco un’intelligenza brillante.
È stato un uomo giusto. Un editore avveduto, competente, visionario. Lui presidente, io direttore di una Provincia che abbiamo amato in anni fecondi, rigogliosi. E perciò indimenticabili. Abbiamo camminato insieme una decina di anni pensando a costruire, al dovere verso i lettori e i redattori. C’è l’abbiamo messa tutta. Ci è andata bene. D’altra parte non poteva che essere così: la sua saggezza era illuminante, il suo rispetto verso i collaboratori addirittura proverbiale, la sua disponibilità totale e leale.
Stava attento ai conti, misurava i risultati. Lo facevo (quasi ) arrossire quando gli dicevo che mi ricordava, nello stile esecutivo, due altri miei editori: Carlo de Benedetti ( gruppo Repubblica-L’Espresso) e Silvio Berlusconi ( Canale 5 ). Insieme siamo stati anche in Cina; ovunque dove c’era da imparare, da capire. E l’obiettivo era sempre lo stesso: migliorarsi. Come uomini, come professionisti, come padri di famiglia. La notizia della sua morte mi ha sconvolto. Ed ho provato un dolore più acuto di quanto mi hanno condannato i miei acciacchi che mi costringono a rinunciare ai funerali. Ma col cuore riconoscente sarò presente. Non ce l’ho mai fatta a dargli del tu, come desiderava. Lo faccio adesso dalla mia carrozzina: ciao Mario.