ROMA – Malcom Pagani per il Fatto Quotidiano intervista Roberto D’Agostino, il quale esordisce con una metafora per descrivere la situazione italiana: “L’odierna cronaca politica è come una cipolla, più la sfogli e più ti viene da piangere. O da ridere”.
Il direttore del cliccatissimo sito Dagospia spiega infatti che “da quando l’inferno della visibilità ha divorato i politici e la scena pubblica si è trasformata in Bagaglino, con i partiti a imboccare la terza via dello Sturm und ‘ndrangheta, chi deve fare affari ha un alleato in più. I giornaloni, detenuti dai poteri storti fingono di indignarsi, attaccando i ladri di elemosine, la banda Bassotti dei Maruccio e dei Fiorito che rubano nel piattino della cieca, ma non indagano sul potere economico. Guardi come sono trattate Banca Intesa, Unicredit, Mediobanca, Bpm o la cessione di Antonveneta”.
Quindi D’Agostino spiega che occupandosi di “rubagalline” si perdono di vista i veri ladri:
Mejo occuparsi dei rubagalline che mettere il dito nella piaga: rischiano di non uscire. Se Stella e Rizzo, invece di affrontare la Casta dei morti di fame, si fossero concentrati sull’acquisizione di Recoletos da parte di Rcs, forse il gruppo starebbe meglio. Scopriamo ogni tre mesi l’acqua calda. Il palazzo era marcio anche all’epoca di ‘A Frà che te serve’, ma Caltagirone ed Evangelisti non li trovavi con la zoccoletta minigonnata all’inguine in discoteca. Dover apparire, fa fede un decennio di Cafonal su Dagospia, ha prodotto ego-deliri da ego-latrina. Bisogna vestirsi da antichi romani o da maiali, esaudire richieste geneticamente modificate. L’amante? Preistoria. Siamo alla “caciara sul letto” di Palazzo Grazioli e dintorni. Che fare? Non potendo pagarle tutte, meglio fatturare a Regioni o Parlamento. Offro un ruolo gratis e continuo a trombare. Un’evoluzione. Ieri la povera Montesi la trovavi riversa su una spiaggia, oggi in tv o sui banchi di Montecitorio. Muta il finale, non il prologo.
Cosa fare quindi per tirare avanti, gli chiede Malcom Pagani:
Qualcuno tira coca, altri imitano Andreotti: “Piuttosto che tirare le cuoia, tiriamo avanti” ma nessuno è immune o innocente. A fare il puro, incontri sempre qualcuno che ti epura. Sul tema, mi appassiona il Barcellona-Real di carta tra Repubblica e il Foglio. Da un lato, Serra, Aspesi ed Eco impegnati a tagliare la cotica e a disegnare la palingenesi etica partendo dalla Milano degli anni d’oro. Dall’altro il cinismo churchilliano, la politica sangue e merda, l’antico patto fondante col Male di Ferrara. Dissento da entrambi. A Eco, vicepresidente di una società bibliofila governata da Dell’Utri, mi piacerebbe ricordare che ha, oltre a Napolitano, un altro presidente.
A Ferrara che non si può accettare in toto la provocazione del ‘tutti ladri’ o per uscire di casa servirà la pistola. Di certo, Giuliano ha letto i 5 libri che darei a mio figlio per spiegargli cosa siamo. La Divina Commedia, il Prìncipe, i Promessi Sposi e il Gattopardo e Fratelli d’Italia di Arbasino, uno che sul trionfalismo retorico ha detto il suo. Crisi morale? Siamo sempre dalle sue parti. Vecchie solfe. Mussolini scriveva a Claretta: “Non è il Fascismo ad aver corrotto gli italiani, sono gli italiani ad aver corrotto il Fascismo”.